Dal rock’n’roll al soul, al Druso i virtuosismi al piano di Bob Malone

Il concerto. Il 6 ottobre a Ranica l’artista scoperto e lanciato da Bruce Springsteen: nove i suoi dischi dal 2001 a oggi.

Se solo facessimo il conto delle collaborazioni eccellenti che vanta Bob Malone, ci troveremmo a ripercorrere mezza storia del rock. Virtuoso delle tastiere, cresciuto al Berkley College of Music, nell’ormai lunga carriera ha suonato con artisti di alto livello, da Al Green a Jackson Browne, dai Neville Brothers a Dr. John, Bruce Springsteen e Leon Russel. Da undici anni calca i palchi con la band di John Fogerty e questo l’ha messo in vista in tutto il mondo. Per questo vale la pena di andare al concerto che tiene il 6 ottobre al «Druso» di Ranica (inizio ore 21.30, biglietti disponibili in cassa a 20 euro). In apertura di serata sul palco Ruben Minuto con la sua band. Fogerty, il leader dei mitici Creedence Clearwater Revival, raccomanda Malone e lo manda in giro a suonare quando è libero dagli impegni con lui. Crede ciecamente nella bravura di quello che ormai è diventato il suo tastierista preferito. Lo ha capito proprio durante dei concerti: quello di Hyde Park a Londra nel 2012, quando è stato raggiunto sul palco da Springsteen, così come nel tour congiunto con gli ZZTop della scorsa estate.

Gli album

Nel 2018, l’anno che l’ha visto suonare ad «Umbria Jazz», Bob ha pubblicato, per l’etichetta italiana Appaloosa Records, il cd live «Mojo Live - Live at the Grand Annex» seguito, nel 2021, da «Good People». In tutto Malone ha firmato dal 2001 a oggi nove dischi. In questo tempo è riuscito anche a incidere qualche traccia di piano nell’ultimo album di Ringo Starr. Inutile dire che il suo stile è eclettico, abbraccia il rock’n’roll più sfrenato e si contamina del soul di marca Detroit e della musica meticcia di New Orleans. Scoperto per un puro caso da Bruce Springsteen durante un soundcheck, Bob Malone da quel momento ha affrontato una carriera praticamente unica nel suo genere. Non sarà assurto al ruolo di rockstar, non avrà i requisiti necessari dati da un canzoniere da urlo, eppure suona talmente bene da convincere stelle come Gino Vannelli, Journey, Joe Cocker, Tom Petty, anche il nostro Claudio Baglioni. Malone è un eccellente pianista, buono per tutte le stagioni. È una sorta di camaleonte capace di coinvolgersi in ogni progetto artistico offrendo al meglio le proprie capacità al servizio di un peculiare disegno. Accanto a tutto questo c’è l’artista che

È una sorta di camaleonte capace di coinvolgersi in ogni progetto artistico offrendo al meglio le proprie capacità al servizio di un peculiare disegno

ha costruito una carriera fatta di album tutti apprezzabili, magnificamente suonati. È il caso del già citato «Good People», disco che profuma di anni Settanta e di quell’America che, nella stagione, sfornava artisti di grandissimo interesse. Tra i solchi anche tre cover impegnative risolte in chiave brillante: «Bad Moon Rising» di John Fogerty, «Oh Well» di Peter Green, «Tangled Up In Blue» di Bob Dylan, forse la più sorprendente per interpretazione. Bob Malone è in tour qui da noi con la band italiana che vede in forza Stefano Sanguigni alla chitarra, Mario Guarini al basso, Edoardo Tancredi alla batteria, con Celeste Butler e Trysette Loosemore ai cori.

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