Da Monet a Warhol sessanta capolavori da Johannesburg a Sarnico

LA MOSTRA. Dal 19 maggio al 3 settembre la Pinacoteca Bellini di Sarnico ospita un’interessante mostra a cura di Simona Bartolena e del conservatore Massimo Rossi.

Da Johannesburg a Sarnico, il viaggio nella storia dell’arte del XIX e XX secolo, nato da una donna fuori dal comune: Lady Florence Phillips. Dal 19 maggio al 3 settembre, la Pinacoteca Gianni Bellini ospita la mostra «Da Monet a Warhol. Capolavori della Johannesburg Art Gallery», curata da Simona Bartolena e dal conservatore del museo sarnichese Massimo Rossi, prodotta e organizzata da ViDi Cultural in collaborazione con l’Associazione Il Ponte di Sarnico, con il patrocinio del Comune di Sarnico.

Approdano così, sulle sponde del lago d’Iseo, sessanta opere tra olii, acquerelli e grafiche, provenienti dalla prestigiosa pinacoteca sudafricana, per aiutarci a ripercorrere ben oltre un secolo di storia dell’arte internazionale, dalla metà del XIX secolo fino al secondo Novecento, attraverso interpreti di primo piano, da Courbet a Corot, da Monet a Degas, da Rossetti a Van Gogh, da Picasso a Bacon, da Lichtenstein a Warhol a molti altri.

E con le opere si intrecciano storie di filantropia al femminile e di apartheid (non a caso la mostra è dedicata al ricordi di Nelson Mandela, in occasione del decimo anniversario della sua scomparsa). Siamo infatti agli inizi del Novecento quando Lady Florence Phillips, moglie del magnate dell’industria mineraria Sir Lionel Phillips – ritratta in mostra da Antonio Mancini, a 46 anni – persuade il marito e alcuni grandi industriali a investire nel progetto di aprire a Johannesburg un museo d’arte, che fosse di livello internazionale ma anche luogo di didattica e valorizzazione della cultura sudafricana: «Noi possiamo sperare che in futuro cresca una Scuola d’Arte Sudafricana e che lo studio dei capolavori che siamo riusciti ad assicurare a questa galleria aiuti anche a incentivare gli artisti locali«, scriveva Florence nel fondare la Johannesburg Art Gallery, oggi tra i più importanti musei d’arte del continente africano.

Ed ecco perché la mostra di Sarnico comincia con la pittura dell’ Ottocento e si conclude con l’arte sudafricana del Novecento. In principio sono l’Ottocento inglese di William Turner e Alma-Tadema, e i maggiori esponenti dei Preraffaelliti, John Everett Millais e Dante Gabriel Rossetti. Poi si incontra l’impressionismo di Degas e Monet, seguiti dalla scena post-impressionista di Cézanne e Van Gogh. Varcando la soglia del Novecento, s’incontrano le opere di due icone del secolo, quali Matisse e Picasso, e a seguire Francis Bacon e Henry Moore, oltre alla pop art americana di Lichtenstein e Warhol (di cui si presenta il trittico dedicato a Joseph Beuys).

A chiudere la mostra, come era nel sogno di Lady Florence, è la sorpresa dell’espressionismo sudafricano di Maggie Laubser, dei racconti di vita urbana e di apartheid di Maude Sumner, Selby Mvusi e George Pemba, e il lavoro di William Kentridge, il più noto rappresentante dell’arte sudafricana nel panorama contemporaneo.

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