Cuore generoso e ironia fulminante, Alda Merini raccontata da un amico

L’APPUNTAMENTO. Il 2 marzo un incontro speciale in Comune a Zogno per ricordare la poetessa scomparsa nel 2009 attraverso i ricordi di Aldo Colonnello, autore del libro «La Poetessa dei Navigli».

«Ogni gesto d’amore deve diventare gesto di fratellanza», diceva Alda Merini. Un principio di vita che incarnava con il suo spirito generoso, la sua ironia tagliente e la capacità di trasformare il dolore in poesia. A distanza di anni dalla sua scomparsa, la sua voce continua a risuonare, non solo nei suoi versi, ma anche nei racconti di chi l’ha conosciuta da vicino. Tra questi, Aldo Colonnello, amico intimo della poetessa e autore del libro «La Poetessa dei Navigli», che il 2 marzo presenterà a Zogno, nella sala consiliare del Comune alle 16,30, in un evento organizzato dalla Biblioteca Alfa Beta di Poscante e dalla casa editrice Meravigli.

Poesie sotto dettatura

Colonnello non è stato solo un testimone privilegiato della quotidianità di Alda Merini, ma anche un custode dei suoi pensieri più autentici. «Ho frequentato Alda per cinque anni, ci vedevamo e ci sentivamo al telefono di continuo», racconta. «Era nata una grande amicizia, fatta di incontri nei caffè milanesi, serate nei teatri e passaggi televisivi. Lei non scriveva più, dettava (a me come ad altri). Dovevi essere pronto a scrivere quando diceva: “Scrivi!”». Alda Merini è stata tra le voci più alte e sofferte della poesia italiana del Novecento.

Successi letterari e profonde ferite

Nata il 21 marzo 1931 a Milano, ha attraversato una vita segnata da grandi successi letterari e profonde ferite personali. L’esperienza del manicomio, i lunghi anni di silenzio, il dolore della separazione dalle figlie: tutto è diventato materia viva della sua poesia. Nel 2009, Colonnello è stato tra i promotori della sua candidatura al Premio Nobel per la Letteratura. «Parlai con Dario Fo, l’ultimo Nobel italiano, e mi disse che il nome di Alda girava già nei corridoi di Stoccolma -ricorda -Purtroppo, proprio quell’anno se ne andò». Il Nobel mancato alla poetessa dei Navigli è una delle grandi occasioni perdute della letteratura italiana. Eppure, per chi l’ha conosciuta da vicino, Alda Merini non aveva bisogno di riconoscimenti ufficiali: il suo nome e la sua opera sono già consegnati all’eternità. «Lei non cercava la gloria - sottolinea Colonnello - Le importava la vita vera, il contatto con la gente, il calore degli amici. Non si sentiva una diva».

Il Naviglio di una volta

Merini era celebre anche per la sua ironia pungente, capace di smontare qualsiasi retorica con una sola frase.. «Ringrazio i miei nemici, perché sono i più attenti a ciò che scrivo», diceva. E poi c’era il rapporto speciale con Milano e i Navigli, il quartiere che l’ha vista crescere e dove ha trascorso gli ultimi anni della sua vita. «Il Naviglio non è più quello di una volta – diceva Alda – quello di quando ero bambina e giovane donna, quando tutti si aiutavano per naturale moto dell’anima. Ma anche quello dei barboni e dei lestofanti, anch’essi però sfiorati da una grazia definitivamente perduta».

Generosa, imprevedibile e forte

L’evento a Zogno (con ingresso libero) sarà l’occasione per restituire al pubblico l’Alda Merini più autentica, quella delle battute fulminanti e della poesia incandescente, ma anche la donna che ha vissuto con intensità straordinaria ogni istante della sua esistenza. Colonnello è custode di alcuni scritti inediti. «Cercherò di raccontare l’Alda che ho conosciuto – conclude Colonnello – la sua generosità, la sua imprevedibilità, la sua forza». E forse, tra parole e ricordi, tornerà a riecheggiare la sua voce, quella di una donna che, con la sua poesia, ha illuminato il buio

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