Cristina D’Avena: «Con me ritornano tutti un po’ bambini»

L’INTERVISTA. La cantante in concerto venerdì 22 settembre al «Nxt Station» di piazzale Alpini accompagnata dal punk&roll dei Gem Boy.

«Sono appena rientrata e sto già ripartendo: ho concerti, programmi televisivi, sto attraversando una stagione fortunata, impegnativa», spiega Cristina D’Avena, 40 anni e passa di carriera a tu per tu con le sigle dei cartoni animati. Sorridente, rilassata, un po’ bambina, ha gestito una carriera senza pecche che, dallo Zecchino d’Oro in poi, le ha dato solo soddisfazioni, senza contare gli otto milioni di dischi venduti. Tutti cantano Cristina, tutti ricordano «Kiss Me Licia», canzone e telefilm. Tutti i colleghi fanno a gara a cantare con lei le canzoni della loro infanzia. E Cristina gioca con i duetti e con altro. Anche con i Gem Boy che venerdì 22 settembre l’accompagnano in concerto al «Nxt Station» di piazzale Alpini (inizio ore 21; biglietti disponibili). Il punk&roll e la signora dei cartoni, con tutta l’ironia possibile.

Che tempo sta vivendo?

«Il tempo delle mele» risponde ridendo. «Non mi fermo mai, per carattere. Il mio lavoro mi piace, mi diverte. Il rapporto con il pubblico è fantastico. Dopo la pandemia il legame è diventato persino più forte. Noi artisti e il pubblico abbiamo bisogno di condividere. C’è necessità di sorridere, star bene. Nei concerti c’è proprio uno scambio di amore. Ne faccio tanti in giro per l’Italia e posso dire di toccar con mano la voglia di partecipare, gioire».

Ma quante serate fa all’anno?

«Tante: tra ospitate e concerti veri e propri più di 100. Ci sono settimane che non riesco neanche a tornare a casa, ma questa è la mia vita. Dopo la pandemia, lavoro e mi stanco tanto, ma va bene così. Ho sofferto molto la chiusura. Rimanere lì a casa a guardare il muro è stato terribile. Non ho lavorato per due anni e mezzo. I miei musicisti mi chiamavano ogni giorno, erano disperati. Abbiamo vissuto momenti veramente drammatici. Ora è tempo di cantare e gioire. Sono molto felice, stanca, ma felice».

Ha festeggiato i 40 anni di carriera, ha messo in fila due album con tanti duetti, nessuno le dice mai di no quando si tratta di cantare le canzoni dei cartoni. E lei si è prestata anche a uscire dalla sua confort zone, duettando con Myss Keta, cantando la trap con Shade.

«È stato pazzesco anche cantare “Calimero” con Malgioglio. Credo che la musica dei cartoni animati sia vera, autentica, capace di toccare una corda importante che è dentro ognuno di noi, la corda dell’infanzia. Tutti gli artisti che hanno cantato con me mi hanno raccontato aneddoti di quando erano bambini davanti alla tv. Certo Patti Pravo non pensava di cantare un giorno i “Puffi” e neppure io ci avrei creduto. Invece lei si ricordava di quando la cantavo. Orietta ha voluto ricantare con me il “moscerino”. Mi aveva visto in tv quando ero piccola. Con lo Zecchino d’Oro sono entrata nella vita di molti».

Ai concerti tutti tornano un po’ bambini?

«Credo sia la chiave di tanta partecipazione. Ognuno canta una canzone e ripassa qualche pezzo di vita».

Con i Gem Boy c’è una sorta di ribaltamento di fronte, loro mettono in scena la presa in giro dei cartoni animati.

«Hanno un repertorio così: prendono in giro le mie canzoni; hanno costruito su questo la loro fortuna. Ai miei concerti si comportano in modo differente. Diventano la mia band, con la loro identità. In scena va una sorta di contrapposizione, tra la buona e i cattivi. Mi diverto, il pubblico gradisce, siamo tutti contenti. Loro vogliono fare una cosa, io un’altra, io sono buona, loro dispettosi. Lo show è divertente carino. Mette il buonumore, fa cantare, saltare, ballare».

Com’è nato l’incontro con il punk&roll dei Gem Boy?

«Per caso. Quindici anni fa Red Ronnie voleva fare un concerto al Roxy Bar con me che avevo appena licenziato la mia band dopo un tour. Mi ero presa tempo per fare altro. Lui tirò fuori quel gruppo di Bologna. Dissi no: cantano le mie canzoni e le storpiano. Ero proprio decisa. Alla fine mi hanno convinta, mi sono incontrata con Carletto dei Gem Boy ed è nato un amore folle».

© RIPRODUZIONE RISERVATA