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Mercoledì 26 Marzo 2025
«Con il cinema il Pcto diventa esperienza vera e non simulazione»
L’INTERVISTA. Paolo Ferrari (founder e ceo di Edoomark): in sette anni il progetto di «Settima arte festival» a Oriocenter ha coinvolto 1.500 studenti per un totale di 60 settimane di laboratorio, 76 cortometraggi prodotti e 14 eventi pubblici all’Uci cinema con oltre 4mila partecipanti.
Dietro il successo del corto «Le faremo sapere», proiettato per la prima volta al Cortinametraggio festival, c’è un progetto educativo che lavora da sette anni con gli studenti delle superiori. Il corto è il risultato più recente di «Settima arte festival», un format di Pcto (Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento) promosso da Oriocenter, che ha coinvolto finora oltre 1,500 studenti, per un totale di 60 settimane di laboratorio, 76 cortometraggi prodotti e 14 eventi pubblici all’Uci Cinema, con più di 4mila persone tra studenti, genitori e amici. Nel 2023 il progetto ha ricevuto il Certificate of Merit ai Cncc Italy Awards nella categoria Corporate social responsibility. Di questo percorso parliamo con Paolo Ferrari, ideatore del progetto e fondatore di Edoomark, società oggi parte del Gruppo Sesaab che edita L’Eco di Bergamo.
Partiamo da «Settima arte»: che cos’è e come funziona?
«Settima arte nasce come progetto di orientamento e formazione, pensato per i giovani delle scuole superiori. Con l’arrivo di Uci Cinema all’interno del centro commerciale, si è pensato di usare il linguaggio del cinema per coinvolgere i ragazzi, soprattutto attraverso il format di «Settima arte festival», giunto ormai al settimo anno. È un Pcto, un progetto di alternanza scuola-lavoro: i ragazzi, seguiti da professionisti ed educatori, hanno una settimana di tempo per realizzare un cortometraggio, a partire da un tema comunicato il lunedì. Il set? Proprio il centro commerciale».
«Nel 2023 il progetto ha ricevuto il Certificate of Merit ai Cncc Italy Awards nella categoria Corporate social responsibility. Di questo percorso parliamo con Paolo Ferrari, ideatore del progetto e fondatore di Edoomark, società oggi parte del Gruppo Sesaab che edita L’Eco di Bergamo»
E cosa succede alla fine della settimana di Pcto a Oriocenter?
«Si aspetta la fine dell’anno scolastico quando i corti vengono proiettati e premiati. È un momento molto sentito. Quest’anno, però, abbiamo fatto un passo in più: selezioniamo una decina di ragazzi e li coinvolgiamo nella realizzazione di un cortometraggio professionale, insieme a una vera troupe. In questi mesi, ad esempio, abbiamo lavorato con il regista Beppe Tufarulo e la casa di produzione Oki Doki sul corto “Le faremo sapere” premiato al Cortinametraggio festival».
Quale è il tema sviluppato con il corto professionale che ha ottenuto così tanto successo?
«Il colloquio di lavoro, visto con gli occhi dei ragazzi. È emersa chiaramente una sensazione di instabilità: molti giovani vivono il lavoro come un tentativo, non come una scelta già definita. E spesso si trovano davanti recruiter che invece si aspettano decisioni nette e definitive. Questo scarto lo abbiamo trasformato in linguaggio cinematografico: il corto mette in scena proprio il ribaltamento dei ruoli».
Cosa portano a casa i ragazzi da questa esperienza? Più capacità o più consapevolezza?
«Sicuramente tanto. Ma non parliamo di competenze tecniche, non è quello l’obiettivo. Il vero valore è nella consapevolezza: chi sono, cosa sanno fare, dove devono migliorare. La settimana sul set non è una simulazione, è vita vera. Tempi morti, stress, tensioni, problemi da risolvere al volo. È lì che i ragazzi imparano a conoscersi e ad adattarsi, e noi come educatori dobbiamo essere pronti ad accompagnarli e restituire un feedback costruttivo».
«Il cinema è il codice con cui questi ragazzi vivono. Li aiuta a decifrare la realtà, e se imparano a leggere ciò che vedono, imparano anche a leggere se stessi»
Un ragazzo, dietro le quinte, ha raccontato che un suo prof gli ha detto: “Vai solo a fare l’alternanza come sempre”. La scuola coglie il valore di questa esperienza?
«Non sempre. Ma è normale se non conosci bene il progetto. L’importante, però, è che il ragazzo sia tornato a scuola trasformato e più consapevole del proprio percorso di vita. Il cinema – o meglio, il linguaggio visivo – è il codice con cui questi ragazzi vivono. Li aiuta a decifrare la realtà, e se imparano a leggere ciò che vedono, imparano anche a leggere se stessi».
«Stiamo già lavorando al tema del prossimo anno: l’intelligenza artificiale. Da quest’anno le aziende possono partecipare, ospitare una classe in alternanza e diventare parte attiva del progetto»
Ci saranno altre edizioni?
«Sì, stiamo già lavorando al tema del prossimo anno: l’intelligenza artificiale. Da quest’anno le aziende possono partecipare, ospitare una classe in alternanza e diventare parte attiva del progetto. È anche un’opportunità di responsabilità sociale, ma soprattutto è un modo per aprire i confini del centro commerciale e coinvolgere il territorio. Chi è interessato può chiedere a noi di Edoomark».
Se dovesse tracciare una sintesi di questa esperienza sul set?
«Il cinema qui è un mezzo. Il fine è aiutare i ragazzi a guardarsi dentro, mettersi alla prova, sbagliare, capire. A crescere».
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