Clima, lotta ai pregiudizi, metodo di studio: una marea di idee a Tedx

Al Donizetti. Tanti i temi nei «talks» dei 13 esperti. La campionessa di Mountain bike Faranak: in Iran quando salivo in bici mi lanciavano pietre. La biologa Musso: il mare diventa acido, tuteliamolo.

Difficile, a pochi giorni dal barbaro, osceno omicidio di Masha Amini, non iniziare da Faranak Partoazar, nel riferire dei tredici «talks» che si sono succeduti, il 25 settembre, sul palco del Donizetti, per la settima edizione di TedxBergamo. Ted, acronimo di Technology, Entertainment and Design, è un format globale, che organizza serie di brevi conferenze (durata massima 15-20 minuti), su «scienza, tecnologia, formazione, business, creatività», dalla voce di esperti e professionisti di riconosciuto valore. Questi «talks» diventano video sottotitolati in più di cento lingue. Scopo: diffondere «ideas worth spreading», idee degne di essere diffuse. Una declinazione «locale» di Ted può essere organizzata indipendentemente in ogni città del globo, e questo è ciò che si è visto ieri a Bergamo.

I pregiudizi contro le donne in Iran

Faranak, 34 anni, è una campionessa iraniana di mountainbike. Ha dovuto cominciare a lottare, prima che contro gli avversari, contro pregiudizi, chiusure, limitazioni imposte dalla società iraniana, che mal vedeva una donna in sella ad una bici. «Come donna iraniana, avrei dovuto dimenticare tanta parte di libertà e indipendenza. Per tutte le decisioni hai bisogno del consenso dei genitori, poi del marito. Quando, per la prima volta, ho preso in mano una bici, ho sentito un senso di libertà, di gioia, ma anche di colpa. Nessuno era contento di vedermi infrangere un tabù. Ho deluso la mia famiglia facendo qualcosa di diverso da

«In Iran quando, per la prima volta, ho preso in mano una bici, ho sentito un senso di libertà, di gioia, ma anche di colpa. Nessuno era contento di vedermi infrangere un tabù»

ciò che si aspettava. Quando mi vedevano andare in sella, alcuni mi insultavano, persino mi tiravano pietre. Perché? Io non facevo del male a nessuno. Mi stupiva, mi feriva quella reazione. Ma la mia tenacia mi ha fatto ottenere i risultati che mi ero prefissata. Ho vinto molte gare anche internazionali, mi sono laureata in ingegneria, in futuro vorrei diventare designer di biciclette». Anche una caduta rovinosa, che ha comportato fratture ad entrambe le mani, non è bastata a fermarla. «Anche se cadi, se fallisci, puoi centrare i tuoi obiettivi. Ora la faccenda non riguarda tanto me. Rappresento tutte le donne iraniane, che anche con il mio esempio trovino la forza di combattere gli ostacoli. Per realizzare i tuoi sogni devi rischiare tutto e metterti contro qualcuno».

Licenziatario di TedxBergamo è Giorgio Ghisalberti, che ha aperto i lavori di questa edizione intitolata «Oxygen». Prima relatrice, la biologa marina Marta Musso spiega come il 50% dell’ossigeno dell’atmosfera sia prodotto dagli oceani, più precisamente dai processi metabolici di varie forme di plancton e alghe marine. Ma anche qui le attività umane rischiano di sconvolgere gli equilibri naturali: «Il mare si riscalda e produce meno ossigeno, assorbe meno Co2, diventa più acido». È, inderogabilmente, «il momento di agire come gruppo». Il giovane neuroscienziato Giulio Deangeli, padovano di origini, pisano di studi (Scuola Superiore S. Anna), oggi brillante ricercatore all’università di Cambridge, dedito a combattere le malattie neurodegenerative, parla dei metodi più efficienti per lo studio e la memorizzazione (la materia del suo «Il metodo geniale», Mondadori). È fautore della ripetizione a voce alta, metodo che racconta di aver praticato molto nel parco che, a Pisa, costeggia l’Arno. Controindicazione: chi ti sente può prenderti per matto. Nemico invece del rileggere tante volte («è il metodo meno efficiente»). Il cervello «non è un copia incolla, non è che più ci si espone a un testo più quello ci resta attaccato». Fondamentale «evidenziare e sottolineare», creare connessioni «a partire dalla banca dati cerebrale».

Parole chiavi di Ted, non solo scienza e tecnologia, ma, più in generale, innovazione, apertura, diffusione. Sul palco si succedono imprenditori del digitale, esperti di sicurezza digitale (ethical hackers) e sostenibilità, ingegneri nucleari e creatori di donne virtuali, ma anche musicisti (Dudu Kouate), ballerine (Lidia Carew), campioni dello sport (Martin Castrogiovanni), artisti ed esperti di arti visive. «Tornati a casa, date una carezza ai vostri telefonini…», raccomanda Giacomo Nicolella Maschietti, giornalista, esperto di mercato dell’arte. «Se Michelangelo rinascesse oggi, non andrebbe a tagliare un gigantesco blocco di marmo di Carrara sulle Apuane, andrebbe a comprarsi un computer. La materia del nostro tempo è l’immateriale. E non va inteso come un downgrade, ma come un upgrade qualitativo». Con l’informatica «possiamo fare quello che vogliamo, avere a disposizione miliardi di colori», non avere il problema, come Leonardo, di fissare la pittura a fresco. Il ciclo di innovazione «ha superato il ciclo di vita, dobbiamo fare l’università ogni anno; darci una cultura che ci consenta di assecondare il cambiamento, comunque irreversibile». Tutti i talk, assicura Ghisalberti in chiusura, nel giro di un mese e mezzo-due, saranno su YouTube. «Una grande soddisfazione, sapere di avere riempito il Donizetti: mille persone, contro le 500 dell’anno scorso».

© RIPRODUZIONE RISERVATA