
(Foto di Bedolis)
CINEMA. Ospiti all’Arcadia e al Capitol il regista e il protagonista dal film «Il Nibbio». Santamaria: è una figura che simboleggia e rappresenta tutto il vero spirito nostro italiano. Il film è una spy story ma ha un’anima profondamente italiana.
Doppio appuntamento il 16 marzo con regista e protagonista del film «Il Nibbio». Al Cinema Arcadia di Stezzano e al Capitol di via Tasso sono intervenuti in sala l’attore Claudio Santamaria e il regista Alessandro Tonda.
«Bello vedere questa sala piena - ha detto Alessandro Tonda al Capitol - vi ringrazio perché siete al cinema, e in questo momento è molto importante sostenere questo film, a cui abbiamo dato tanto, che abbiamo affrontato veramente con un grandissimo senso di responsabilità e di giustizia, proprio seguendo l’esempio di Nicola Calipar i che è stato un grandissimo uomo di giustizia, un uomo delle istituzioni così come vorremmo che tutti fossero. Questo è un film che ci ha dato tanto, ci abbiamo messo tanto impegno sia nel raccontare questa storia a lui dedicata sia nel realizzarla, perché come vedrete il film è anche un film di genere, una spy story, e unisce l’intrattenimento a una riflessione, ci lascia dei punti interrogativi che ci aiutano a riflettere su quello che è stato, su ciò che avviene oggi e su quello che è il nostro futuro».
Claudio Santamaria si è detto: «Molto felice e orgoglioso di aver fatto questo film, a cui tengo particolarmente. Appena ho letto la sceneggiatura me ne sono innamorato perché sentivo la possibilità di fare un film di genere, una spy story alla nostra maniera, raccontando una figura così importante come Nicola Calipari. Io lo conoscevo, penso come tutti noi per il tragico episodio che accadde 20 anni fa, e non avevo mai approfondito il personaggio e questo film mi ha dato la possibilità di conoscere una grande anima del nostro paese che secondo me simboleggia e rappresenta tutto il nostro vero spirito italiano. Il film è una spy story ma ha un’anima profondamente italiana».
Quanto a Calipari, Santamaria ha spiegato: «Era una persona estremamente gentile e ferma allo stesso tempo. Dedito al lavoro, con principi di coraggio, di verità, di giustizia. Principi con cui è stato coerente durante tutta la sua vita. Da quando, giovane avvocato a Reggio Calabria lasciò lo studio per cui lavorava, perché avrebbe dovuto difendere un boss della ndrangheta e disse che non voleva difendere quelle persone, voleva che finissero in galera. Quindi entrò in polizia e divenne un grande investigatore, un uomo d’azione che non amava le armi. Quando poi entrò ai servizi segreti uso sempre e solo la potente arma della mediazione, del dialogo, che sono altre caratteristiche di cui noi italiani siamo portatori. In un momento come questo di grandi tensioni globali una figura conciliatrice com’era Nicola è quanto mai vitale e importante per il nostro Paese. Abbiamo parlato molto a lungo con Rosa Calipari, la moglie di Nicola per capire chi era davvero Nicola. E abbiamo parlato anche molto con i servizi segreti che ci hanno supportato durante tutta la lavorazione del film. Ci hanno aiutato dalle procedure al gergo, al tenere in mano una pistola, all’operatività e a tutto il resto».
«Il film - ha concluso l’attore - è dedicato a persone che come Nicola lavorano in tutto il mondo per garantire la nostra sicurezza e la sicurezza dei nostri confini».
© RIPRODUZIONE RISERVATA