Bruno Gouery: «In Emily in Paris metto un po’ del mio Arlecchino»

SERIE TV. Attore francese di origini bergamasche è tra i protagonisti della seguita serie televisiva «Emily in Paris».

In «Emily in Paris» si parla francese con accento bergamasco. Sì, perché nella premiata e amatissima serie tv statunitense (distribuita da Netflix) che racconta le avventure di Emily Cooper a Parigi, ragazza statunitense proveniente da Chicago interpretata dall’attrice Lily Collins, uno dei personaggi principali, Luc, è interpretato dall’attore francese Bruno Gouery, 49 anni, che ha origini, appunto, bergamasche da parte di mamma Annamaria Ripamonti, originaria di Torre Boldone.

Durante il suo tour di promozione della serie tv in giro per il mondo, l’abbiamo contattato per l’intervista condotta in italiano che Bruno parla benissimo. La serie è ora arrivata alla quarta stagione. La prima parte è stata rilasciata dalla piattaforma streaming il 15 agosto. La seconda è in arrivo il 12 settembre. Da pochi giorni Netflix ha rilasciato le prime immagini della parte due, creando entusiasmo da parte dei fan curiosi di conoscere il prosieguo delle avventure di Emily e dei suoi colleghi dell’Agence Grateau (agenzia di marketing dove lavora Emily con Luc) che, questa volta, li porteranno anche in Italia, nella Città Eterna.

Bruno, dove si trova adesso?

«A Monterey, città vicino a San Francisco. Poi mi sposterò, sempre per la promozione, a Roma, Cracovia, Amsterdam e New York».

Portando sempre un po’ di Bergamo con lei...

«Sì, non dimentico mai le mie origini. Mio nonno, Luigi Ripamonti, era di Torre Boldone. Faceva il muratore, aveva studiato alla scuola d’arte Fantoni ed era specializzato nella costruzione di edifici come le chiese. In Francia, dopo la Seconda Guerra Mondiale che aveva distrutto tutte le costruzioni, specialmente in Normandia, cercavano manodopera. Allora mio nonno ha aderito alla “chiamata”. Doveva restarci solo due anni e invece ci è rimasto tutta la vita. Mia nonna, Assunta Rotini, originaria di Ranica, l’ha raggiunto. Insieme hanno avuto otto figli. Mia mamma, Annamaria, è andata in Francia che aveva circa 6 anni».

Si può dire che Bergamo non è mai stata dimenticata...

«Assolutamente no. I miei nonni hanno sempre tenuto la casa a Torre Boldone e io li passavo quasi tutte le mie estati. Sono cresciuto sentendo il dialetto bergamasco. Quando andavo in vacanza a Riccione, Rimini o Cesenatico capitava di sentire delle persone, turisti in vacanza, parlare bergamasco. E io mi sorprendevo perché ho sempre pensato che quella fosse la lingua solo dei mie nonni. Tutta la mia famiglia resta profondamente legata a Bergamo, tanto è vero che una mia zia, sorella di mia mamma, ha voluto sposarsi lì. Anche io ci torno spesso a trovare i parenti. Ma devo tornarci, sono tre anni che non la rivedo. Ho già portato anche mio figlio, di dodici anni. Ma con lui non ci torno da prima del Covid».

Avete vissuto anche da voi la pandemia che ha colpito così duramente la nostra città...

«Sì, sono stati anni difficili. E, seppur fossimo lontani, ne abbiamo sofferto. Così come festeggiamo i successi di Bergamo. Come quando l’Atalanta ha vinto l’Europa League. Resto sempre atalantino e ho festeggiato con voi, a Parigi. Ricordando gli anni in cui andavo allo stadio e giocava Donadoni».

Bergamo è per tradizione una terra d’attori. Basta pensare alle maschere teatrali bergamasche...

«Sì, esatto. E credo, nel profondo, di avere questa eredità dentro di me. Che scoperta quando ho saputo che Arlecchino veniva da Bergamo. Mi sono sentito appartenere ad origini antiche legate al teatro che so che mi accompagnano nella mia carriera».

Dopo tanta gavetta nel teatro lei è diventato una star internazionale.

«Emily in Paris ha cambiato la mia vita. È strano girare per il mondo e venire riconosciuto ovunque vai. Luc non sono io, ma una parte lo è di certo. Un po’ maldestro. Come mio papà, a cui penso quando devo recitare Luc che compie qualche “gaffe”. Oltre a mio papà, in queste scene, penso a Roberto Benigni. Ma anche un po’ ad Arlecchino, sì».

La seconda parte della quarta stagione di «Emily in Paris» la riporterà in patria. In Italia. Può darci qualche anticipazione?

«Una puntata è ambientata a Roma. Purtroppo non posso fare “spoiler”, ma sono sicuro che il pubblico sarà felice di vedere questa ambientazione. Una sorta di “Emily in Rome”, ma sempre con il DNA di Emily. Con outfit pazzeschi e la sua simpatia».

Abbiamo assistito ad un’evoluzione nelle storie d’amore di Emily. Anche per Luc sarà così, con Marianne?

«Anche questo è da scoprire. Ma anche per Luc, sì, ci saranno sorprese».

Lei è stato anche scelto per impersonificare il pittore francese Maurice Utrillo, di inizio Novecento, amico di Amedeo Modigliani, nel film «Modì» diretto da Johnny Depp. Anche in questo caso, c’è una vena italiana.

«Sì, sarò il terzo personaggio del film che ruota attorno ad un pittore italiano grandioso, Modigliani. Il film verrà presentato in anteprima mondiale, a fine settembre, al Festival internazionale del cinema di San Sebastián. Il film segue 72 ore di eventi caotici per le strade e i bar di una Parigi devastata dalla Prima Guerra Mondiale attraversata da Modigliani (interpretato da Riccardo Scamarcio), Utrillo e Chaïm Soutine, un altro artista amico di Modì. Con noi ci sarà anche Luisa Ranieri, proprietaria di “Chez Rosalie”, che fu luogo di ritrovo per gli artisti di Montparnasse».

© RIPRODUZIONE RISERVATA