Bergamo unita nella pandemia commuove Venezia - Foto

Autorità, Alpini, volontari, tifosi in sala alla prima proiezione del docu-film di Simona Ventura «Le 7 giornate di Bergamo», accolta da calorosi applausi.

Una nutrita delegazione di bergamaschi è sbarcata ieri al Lido di Venezia per partecipare alla proiezione del documentario «Le 7 giornate di Bergamo», presentato ufficialmente alla 78a edizione del Festival internazionale d’Arte cinematografica. Presenti in sala le associazioni e i volontari, dagli Alpini all’Accademia dello Sport per la Solidarietà, da Confartigianato ai «semplici» tifosi atalantini, che l’anno scorso, all’esplodere della pandemia sono scesi in campo con la reazione e la tempra tipica della nostra terra, realizzando in soli sette giorni l’ospedale da campo alla Fiera di Bergamo.

I filmati e le testimonianze, raccolti a Bergamo per l’allestimento e il definitivo smontaggio dell’ospedale hanno fatto rivivere ai protagonisti i momenti più tragici. In sala alla Biennale l’emozione era palpabile in tutti coloro che hanno messo a disposizione tempo e risorse con un encomiabile spirito solidale. Mentre scorrevano le immagini sul grande schermo, gli occhi diventavano sempre più lucidi man mano riaffioravano i ricordi. Alla serata di presentazione era presente anche Simona Ventura, regista del documentario, che ha voluto fortemente raccontare agli italiani l’operosità straordinaria dei bergamaschi, insieme al governatore della Lombardia, Attilio Fontana, il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Mariastella Gelmini, in rappresentanza del governo, e il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio. Alla fine della proiezione si è alzato al cielo un caloroso applauso, dedicato a tutti i volontari ma anche in onore di chi non c’è più.

«La benedizione, tramite il nostro vescovo Francesco, che aveva autorizzato medici, infermieri, parenti a donare il segno della vicinanza di Dio, e si è incarnata poi in gesti concreti di moltissime persone che hanno scelto di dedicarsi al prossimo» ricorda don Giulio Dellavite, segretario generale della Curia di Bergamo, presente nel documentario con una testimonianza e in sala ieri a Venezia per accompagnare i tanti bergamaschi arrivati in Laguna. «Dove aveva Dio la testa in quei giorni? Forse era proprio sotto il cappello degli Alpini, le mascherine di medici e infermieri e sotto i giornali usati come copricapo dagli artigiani e volontari in fiera. È giusto ricordare anche i numerosi preti caduti durante la pandemia e la presenza della Diocesi, sia fisicamente sia online, per un messaggio di consolazione e di speranza».

L’idea di realizzare il documentario è venuta a Sergio Rizzini, responsabile della sanità alpina e dell’Ospedale da Campo dell’Ana. «Era giusto lasciare una testimonianza ai nostri figli, dando un esempio di altruismo con senso del dovere e responsabilità, come ci hanno insegnato i nostri “veci” - commenta Rizzini -. L’ospedale è stato costruito solo da volontari e rappresenta un vero miracolo; è stato realizzato grazie alla unione tra Alpini, artigiani, tifosi nerazzurri e tanti sponsor privati. Sono persone straordinarie che meritano di essere ricordate, così come è doveroso onorare quanti purtroppo sono “andati avanti”». Presente a Venezia anche una rappresentanza dell’Accademia dello Sport per la Solidarietà.

«È stato veramente emozionante rivivere qui a Venezia il lavoro portato avanti per la realizzazione dell’ospedale in fiera» commenta il fondatore dell’Accademia, Giovanni Licini, accompagnato dagli imprenditori Giuseppe Panseri, Roberto Sancinelli e Gianluigi Viscardi. «Esso ha permesso di salvare numerose vite umane e di curare tante persone che avevano contratto il Covid-19. Un immenso grazie va ai nostri sostenitori dal grande cuore». Confartigianato Bergamo ha fornito tutto il supporto e la manodopera dei suoi associati, indispensabile per costruire a tempo di record il nuovo ospedale. «Rivedere quelle immagini fa un certo effetto» confida a fine proiezione Giacinto Giambellini, presidente di Confartigianato Bergamo. «Per chi ha vissuto l’esperienza in prima linea è stata una grande emozione, anche perché il documentario ha riassunto molto bene il lavoro portato avanti in pochissimo tempo per poter salvare più vite possibili. Ora possiamo guardare avanti con fiducia». Sempre legato alle storie vissute dai bergamaschi in tempi di pandemia, oggi alla Mostra di Venezia verrà premiato con il «Nation Award» Andrea Basile, regista del breve docu-film «Ottocentonovantasei nuvole», protagonista il clusonese Marco Maffeis, curato a Palermo e guarito dal Covid.

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