Bergamo e Brescia terre del design: 33 «Compassi d’oro» in settant’anni

Capitale della Cultura. Presentata la mostra «Le fabbriche pensanti», da venerdì 24 a Palazzo della Ragione. Gori: «È la prova che la nostra manifattura è ricca di intelligenza». Conferenze, podcast, e un ricco volume in arrivo.

Il primo oggetto in mostra, nell’ordine cronologico, sarà un fucile da caccia automatico Franchi (naturalmente bresciano) del 1954, anno di nascita del premio per il design Compasso d’oro. L’ultimo è la valvola di raccordo per un respiratore per malati gravi di Covid prodotto dalla Isinnova (sempre di Brescia) premiato dall’Associazione per il Disegno industriale, evidentemente con intento anche simbolico, nel 2022. Basterebbero questi due manufatti, uno che ci parla di un passato quasi in via d’estinzione, l’altro che ci pre-munisce nei confronti di un futuro minaccioso, a tracciare una parabola non solo di storia del design ma di storia sociale tout-court delle nostre terre.

E in mezzo, in mostra a Palazzo della Ragione, da venerdì 24 troveremo ventilatori della Zerowatt e «borse d’affari 24 ore» Valextra, sedie prima di legno e acciaio e poi via via sempre più di plastica, tante lampade della Flos (7 Compassi d’oro), interruttori industriali Abb Sace e macchine per la preparazione e distribuzione di bevande della Zanussi, pareti di cartone di Baleri e tavoli pieghevoli di Alias, fino ai freni con pinze in ceramica della Brembo dall’iconica ganascia rossa, ai trattori della Same firmati da Giorgetto Giugiaro, ai chiusini delle Fonderie Montini di Brescia. Ovvero, un grande arco di vita e di abitudini materiali tipiche delle nostre società, che sotto il profilo estetico, ma anche tecnico e persino civile in questi settant’anni hanno fatto scuola nel mondo.

«Le fabbriche pensanti» è, almeno al momento, uno dei progetti più originali e innovativi di una Capitale della Cultura in cui stiamo viaggiando da un paio di mesi con accese le luci di posizione, in attesa di vedere meglio gli oggetti a maggior distanza. Un progetto tutto dedicato al design industriale, che vuole portare alla luce un patrimonio già ampiamente esistente sul territorio, eppure ancora un po’ distante dalla «autocoscienza culturale», almeno di Bergamo.

Esso «è la prova - sottolinea il sindaco Giorgio Gori - che la manifattura di Bergamo è una manifattura pensante», non ha affatto, «come ritiene qualcuno», uno scarso contenuto di pensiero, anzi:«È esattamente il contrario»: ed è questa intelligenza incorporata negli oggetti che produciamo il fattore che ci permette di «uscire da una competizione internazionale basata sul costo del lavoro: pensiero, creatività sono quel valore aggiunto» che l’industria lombarda sa dare e che «il mercato può apprezzare e remunerare». E dunque questa mostra non vuol essere «solo una celebrazione di ciò che è stato, ma anche un’indicazione di rotta». Sarà sicuramente «una celebrazione della cultura d’impresa», insiste l’assessore Nadia Ghisalberti, «la cui capacità di innovazione è ciò che permette anche di resistere alle crisi».

Alla presentazione a Palazzo Frizzoni, giovedì 16 marzo, dopo il saluto di Paola Esposito, segretario generale della Cciia Bergamo, Simona Bonaldi, vicepresidente della Fondazione della Comunità Bergamasca ha sottolineato il «valore della cultura del lavoro» all’interno della celebrazione di questa Capitale, inteso non come puro sforzo produttivo ma come un’azione dell’uomo capace di «mettere al centro le persone e il loro benessere»

Giovanna Ricuperati ha raccontato con «tanta emozione» il processo di approfondimento portato avanti in questi anni con Multi-consult: «Siamo partiti nel’94, dunque quasi trent’anni fa. E poi dal 2011 con da DimoreDedign», che ha portato sul nostro territorio, per incontri con il pubblico, alcuni dei designer più importanti e più famosi (Mendini, Blumer per fare qualche esempio). «Non ci bastava celebrare - dice a proposito di questo nuovo progetto -, riconoscerci in quello che sappiamo fare. Celebrare è importante, vuol dire prendere coscienza, ma questa mostra sarà una vera wunderkammer».

«Le fabbriche pensanti» ripercorre la storia di Bergamo e Brescia attraverso le imprese che hanno investito nel design, indagandone «il capitale industriale e progettuale». Il metodo è induttivo, adatto a un contesto come questa Capitale: portare all’attenzione del pubblico «le eccellenze bergamasche e bresciane che si sono aggiudicate nel corso degli anni il più antico e autorevole premio di design a livello mondiale, ideato da Gio Ponti con lo scopo di mettere in evidenza il valore e la qualità dei prodotti del design italiano allora ai suoi albori», e oggi universalmente riconosciuto come uno degli atout che mantengono non solo la cultura, ma anche l’industria del nostro Paese ancora all’attenzione internazionale.

La prima scoperta del progetto è un numero, abbastanza impressionante: dalla prima edizione a oggi, ben 32 prodotti realizzati dalle aziende dei territori di Bergamo e Brescia si sono aggiudicati il Compasso d’Oro, su 350 premiati - ha fatto notare il direttore del Museo del Design di Milano Andrea Cancellato: «Praticamente il 10%» dell’eccellenza italiana, insomma, è cosa bresciana e bergamasca. E Cancellati conta anche «più di 100 menzioni» distribuite a Bergamo e Brescia da Adi su circa duemila».

Ma perché l’Italia primeggia ancora in questo settore? «La cultura del progetto sommata alla cultura del fare, e bene - dice lo storico del design - è qualcosa che a noi lombardi proviene dalla tradizione delle botteghe artigiane, poi passata nella nostra industria. Perché tutti i grandi del design, da ogni parte del mondo vengono in Italia? È quello, credo, che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiamava l’altro giorno “il nostro soft power ”, una potenza nascosta, pacifica, che ancora ci pone fra i principali Paesi al mondo».

L’architetto Davide Pagliarini, curatore della mostra, ha sottolineato come questo non sia un «patrimonio solo industriale ma anche culturale. Quello che la mostra mette in luce - ha detto con espressione molto efficace - è il genoma di una società, il codice che ti porta a fare certe cose, anche con ostinazione. Non sarà, questa, un’esposizione di oggetti-reliquie, atomizzati» ma la messa in risalto di «un sistema di relazioni», in un allestimento «rosso fuoco», perché sotto una superficie apparentemente quieta «a noi bergamaschi e bresciani l’energia magmatica non manca». E il fatto stesso di portare questa mostra - insiste Pagliarini - in un «Palazzo della ragione», ovvero in un luogo di virtù e di razionalità civiche è una soluzione particolarmente appropriata: «Non è il Salone del Mobile questo, non è la Brianza che metteremo in mostra», ma, appunto, una forma contemporanea di razionalità, chiara, sempre leggibile anche se spesso poco appariscente, «come i cartelli autostradali americani scritti tutti in carattere Highway Gothic, che nessuno nota proprio perché sono perfettamente leggibili e funzionali».

Ai 32 Compassi d’oro Bg+Bs ne è stato aggiunto un 33°: il quadrifoglio bianco e verde della Regione Lombardia. Mossa che non serve solo a coinvolgere l’ente nella partita, ma ha una ragione storico-tecnica precisa: disegnata da nomi del calibro di Bob Noorda, Roberto Sambonet, Pino Tovaglia e Bruno Munari, in realtà anche la «Rosa camuna» è a pieno titolo un oggetto di «design bresciano», se è vero che è stata colta (e poi valorizzata) tra le incisioni rupestri in Valle Camonica. Dunque ben ci rappresenta in questa sfilata di «capolavori» della tecnica e della forma congiunte.

Il progetto, che ha forse il limite di pendere un po’ più dal lato del’industria («illuminata», come la Capitale) che da quello degli architetti-designer, proporrà non solo la mostra (in sala delle Capriate, fino al 4 giugno) con i 33 Compassi d’oro (eccetto l’ingombrante trattore Same), ma anche un ciclo di «talk Future of» (sic!), 4 conferenza da giugno a ottobre, un volumone di 350 pagine (in uscita però più avanti) e un podcast a puntate, come generazione digitale comanda.

La mostra sarà inaugurata il 24 marzo e resterà aperta fino al 4 giugno, con i seguenti orari: lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì dalle 15 alle 19 e sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 19.00, orario continuato. L’ingresso è gratuito. Per maggiori informazioni: https://bergamobrescia2023.it/eventi/le-fabbriche-pensanti/.

© RIPRODUZIONE RISERVATA