Cultura e Spettacoli / Pianura
Martedì 22 Ottobre 2024
Bergamo- Bolivia, oltre 60 anni di missione in un docufilm
TEATRO E CINEMA DEL SACRO. Martedì 22 ottobre a Bolgare si proietta il documentario di Davide Cavalleri in dialogo con il Centro missionario diocesano. Il direttore don Massimo Rizzi: in 60 anni di storia è cambiato il mondo, il senso è la cooperazione.
L’11 ottobre 1962 don Roberto «Berto» Nicoli e don Luigi Serughetti, due sacerdoti bergamaschi del Patronato San Vincenzo, partivano per la Bolivia che raggiunsero via mare dopo quasi un mese di viaggio. Iniziava così l’avventurosa storia dei missionari bergamaschi in Bolivia, un lungo cammino che continua ancora oggi. «Caminante, no hay camino, se hace camino al andar. Al andar se hace camino, y al volver la vista atrás se ve la senda que nunca se ha de volver a pisar» (viandante, non c’è cammino, il cammino si fa andando. Andando si fa il cammino, e nel rivolger lo sguardo ecco il sentiero che mai si tornerà a rifare).
È proprio preso da questi celebri versi di Antonio Machado il titolo del film documentario che il giornalista e regista bergamasco Davide Cavalleri aveva realizzato nel 2022 in occasione dei 60 anni dalla partenza dei primi missionari bergamaschi per il Paese andino. Il documentario «Al andar se hace camino. 60 anni di storia tra Bergamo e Bolivia» viene ora riproposto nell’ambito della rassegna «Teatro e Cinema del Sacro» e come proiezione speciale in occasione dell’ottobre missionario, martedì 22 ottobre alle 20.45 al Cineteatro Don Bosco di Bolgare, in dialogo con il Centro missionario diocesano. Un film «per conoscere e sensibilizzare» ci spiega il direttore don Massimo Rizzi.
In Bolivia da uno stimolo di Papa Giovanni XXIII
Perché proprio la Bolivia? «Era stato Papa Giovanni XXIII, su richiesta dell’allora vescovo ausiliare di La Paz, l’arcivescovo salesiano Gennaro Maria Prata, che lamentava la mancanza di sacerdoti, ad attivare il clero bergamasco - racconta don Rizzi –. Da lì è quindi partita questa avventura che possiamo definire come un vero e proprio gemellaggio che, di anno in anno, è andata rinnovandosi e ampliandosi. Da La Paz si è passati a Cochabamba e
Il film racconta di fatto cosa succede oggi, non ricostruisce la storia se non per qualche breve accenno
poi anche a Santa Cruz, per esempio. Oggi i missionari sono presenti in più diocesi, La Paz e Cochabamba e poi in altre località. Questo – sottolinea – non è documentario storico, ma una serie di storie, di ritratti per raccontare questo territorio. Il film racconta di fatto cosa succede oggi, non ricostruisce la storia se non per qualche breve accenno. Racconta sostanzialmente le singole missioni, è strutturato in episodi ambientati nelle single zone. Si parte dalle due missioni più importanti, quelle che chiamiamo diocesane sono La Paz e Munaypata dove, in questo momento, ci sono due sacerdoti e una laica. Vicino ci sono altre presenze bergamasche che sono raccontate nel film e poi ancora Peñas, una parrocchia dove ha aperto una università di turismo».
«Una serie di storie, di ritratti – prosegue don Rizzi –, come a Melga, la parrocchia dove è sepolto il primo dei missionari bergamaschi, don Berto. Monsignor Berto Nicoli è morto in Italia dove era tornato al Patronato ed era diventato parroco della Malpensata, ma i suoi parrocchiani in Bolivia hanno continuato a chiedere che le sue spoglie mortali fossero portate là e così è stato».
La presenza dei boliviani a Bergamo
Quello dell’immigrazione è visto solo come un problema? «Di fatto – risponde don Rizzi – penso che la prima cosa da dire sia, in tutta onestà, che se ci sono tanti boliviani a Bergamo è anche - c’è chi dice “purtroppo” – io dico “grazie” alle missioni. Perché penso che le missioni ci diano un elemento in più per riuscire a capire il fenomeno delle migrazioni. Se stacchiamo le due cose il rischio è di essere schizofrenici, non di avere uno sguardo attento alle due direzioni: da un lato aiutiamo le persone in missione e dall’altro le disprezziamo qui e purtroppo questo sta succedendo anche nella comunità cristiana, non solo nella società civile. Ci stiamo accorgendo che abbiamo bisogno anche di dimensioni educative in questo ambito. Penso appunto che le missioni possano essere un aiuto per dare uno sguardo non pietistico, ma sempre di più di senso.
Il senso della missione è nell’essere cooperazione, è un’andata e un ritorno, non siamo noi che andiamo, portiamo, insegniamo ecc. ma è una dimensione a due frecce: andiamo,
«Il senso della missione è nell’essere cooperazione, è un’andata e un ritorno»
portiamo ma anche andiamo e impariamo, andiamo e serviamo ma anche scopriamo la presenza di Dio già lì. Oggi come oggi non è vero che i boliviani si stiano ammassando alle frontiere bergamasche, non è vero, in 60 anni di presenza missionaria è cambiato il mondo, anche in Bolivia, i missionari che ritornano si accorgono dell’estrema differenza della situazione da allora a oggi, la situazione è molto cambiata, è evidente. Per questo mi sembra che sia un film assolutamente da vedere».
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