Bergamì, un viaggio per dire «grazie»: una mostra in Val Taleggio

RICORDI. Dal 17 luglio al 20 ottobre la mostra itinerante «Ri-Conoscenti» con 22 testimonianze di vita contadina di un tempo, tra Val Taleggio e Brembilla.

Un conoscente è una persona con cui si ha una certa familiarità, ma senza un reale legame affettivo. Riconoscente, invece, è colui che riconosce il beneficio ricevuto mostrando di volerlo ricambiare ed essere riconoscenti verso qualcuno indica quindi un sentimento di consapevolezza, in memoria di quel beneficio ricevuto.

È su questa dicotomia tra conoscente e riconoscente che gioca la mostra itinerante «Ri-Conoscenti», un viaggio alla scoperta di 22 testimonianze di vita contadina che celebrano il territorio e il paesaggio di Blello, Taleggio, Val Brembilla e Vedeseta, che verrà ospitata dalla Val Taleggio, in 22 località diverse del territorio, dal 18 luglio al 20 ottobre e che verrà inaugurata giovedì alle 17,30 alla Cooperativa Sant’Antonio a Vedeseta alla presenza dei sindaci della Valle, del presidente dell’Ecomuseo e altre autorità locali. Una mostra, con anche un’esposizione permanente allestita alla Cooperativa, che ha l’obiettivo di tramandare le testimonianze di chi ha contribuito a scrivere la storia del territorio dello Strachitunt e che ha il desiderio di ricambiarne il beneficio ricevuto.

«L’obiettivo – spiega Alvaro Ravasio, presidente del Consorzio per la Tutela dello Strachítunt – è quello di far riscoprire la Val Taleggio attraverso le persone che in passato erano molto attive sul territorio e riconoscere la loro storia è un modo per entrare in connessione anche con il paesaggio della Valle, che non è stato solo sfondo, ma parte integrante della vita contadina di queste persone». Radicato nella terra dello Strachítunt, il progetto vuole rendere omaggio a quelle persone che hanno contribuito a scrivere la storia della Valle: «Ri-Conoscenti» reinterpreta infatti il lavoro svolto nel 2004 dal Centro studi Valle Imagna, culminato con la pubblicazione del volume «Bergamini: ventun racconti di vita contadina dalla Valle Taleggio», a cura di Antonio Carminati e Costantino Locatelli, per raccontare la storia dei bergamì, gli abitanti della montagna che, in passato, hanno trovato sostentamento grazie al piccolo allevamento.

Nelle pagine del libro sono racchiusi i racconti di vita dei contadini della Valle direttamente coinvolti, grazie alla testimonianza di quanti in montagna, per la montagna e con la montagna hanno vissuto. E la mostra «Ri-Conoscenti» vuole riportare alla memoria questa ricerca effettuata vent’anni fa attraverso racconti sinceri

Il ritorno alle radici

«Un passato recente – racconta Flaminio Locatelli, presidente della Cooperativa Sant’Antonio – perché alcune di queste personalità sono scomparse da poco e per questo desideriamo tramandare lo scambio che c’è stato con loro, come se fossero ancora qui. È una questione di rispetto, memoria e riconoscenza affinché le loro storie possano rimanere e essere d’ispirazione per i giovani allevatori e allevatrici del presente e del futuro». Nelle pagine del libro sono racchiusi i racconti di vita dei contadini della Valle direttamente coinvolti, grazie alla testimonianza di quanti in montagna, per la montagna e con la montagna hanno vissuto. E la mostra «Ri-Conoscenti» vuole riportare alla memoria questa ricerca effettuata vent’anni fa attraverso racconti sinceri, commoventi e autentici come le vite delle testimonianze che verranno esposte.

«Mi ricordo che, quando era giovane – racconta ad esempio nella propria testimonianza Guglielmo Locatelli –, aspettavo che il papà uscisse dalla stalla, per poter dare un po’ da mangiare in più alle mucche, perché a me piaceva vederle belle lustre e sazie. Noi abbiamo sempre fatto questo mestiere non perché l’abbiamo subìto, ma perché ci piace e crediamo tuttora in questa professione. È la nostra passione, è la nostra scelta di vita».

Lassù piaceva a tanti stare e restare. «Quando vado in alpeggio – si legge in quella di Roberto Locatelli –, “in mès a i vàch”, mi sento a mio agio, come se fossi a casa mia. Si lavorava dalla mattina alla sera, ma era bello stare lassù, dove specialmente la sera si sentivano cantare i vari gruppi di alpeggiatori». Mentre Luigia Angela Fantini ricorda che «se dovessi nascere un’altra volta, ritornerei ancora a fare la contadina». E, ancora, «La casa, le mucche, la mamma, i miei terreni per me erano tutto e non sentivo il bisogno di altre cose, tantomeno di uscire da quell’ambiente così familiare», raccontava Andreina Giupponi. Oggi però «I bergamì stanno scomparendo, ma senza di essi anche i pascoli su questi monti si impoveriscono», afferma Battista Chiaveri, uno dei protagonisti della mostra. Per consultare la mappa dei luoghi della mostra visitare il sito www.strachitunt.it.

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