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Martedì 24 Maggio 2022
Battista: «Il Covid ci ha resi tutti più cattivi»
Risate Venerdì 27 sera (ore 21) il comico romano porterà la sua ironia sul palco di un Creberg Teatro, dove non tornava dal 2019: «Il ragionamento parte dall’interrogativo “chissà cosa c’è dentro?”; da lì si scatena un mostro. Lo spiego io cosa c’è dentro, non però nel vaccino, ma in mille altre cose, a partire da quello che mangiamo».
La pandemia ha abbassato l’asticella della tolleranza, ci ha resi più insofferenti, insoddisfatti e sempre meno disposti ad ascoltare le ragioni degli altri. Per un critico osservatore di vizi e virtù della società moderna, qual è Maurizio Battista, lo tsunami della pandemia è stato un invito a nozze per confezionare uno spettacolo nuovo, dal titolo «Tutti contro tutti», e provare a far ridere il pubblico prendendo spunto proprio da ciò che negli ultimi due anni ci ha fatto più arrabbiare. Venerdì 27 sera (ore 21) il comico romano porterà la sua ironia sul palco di un Creberg Teatro verso il tutto esaurito, dove non tornava dal 2019.
Battista, partiamo dal titolo dello spettacolo: la pandemia ci ha messo davvero tutti contro tutti?
«Sì. Due anni fa dicevamo “andrà tutto bene”, e abbiamo visto che non è stato così; poi ci siamo detti: “Saremo tutti migliori” e invece siamo tutti peggiorati, ci siamo incattiviti. Quello che possiamo fare a teatro è recuperare quella parte buona che è in noi. E penso che ci stiamo riuscendo».
Usciamo da un periodo in fondo anche un po’ surreale. Quanto è stato fonte di ispirazione?
«Molto, e lo si capisce dalla prima mezz’ora dello spettacolo, che è dedicata al Covid, che io racconto a modo mio. Il ragionamento parte dall’interrogativo “chissà cosa c’è dentro?”; da lì si scatena un mostro. Lo spiego io cosa c’è dentro, non però nel vaccino, ma in mille altre cose, a partire da quello che mangiamo. È una spiegazione semplice ma molto incisiva, che fa ridere».
Lei è un grande osservatore; quanto è stato importante stare a contatto con le persone, anche durante il Covid, per scrivere i testi dei suoi spettacoli?
«Le persone? Quali persone? Intende due anni a contatto la moglie? Perché butta benzina sul fuoco? Scherzi a parte, il mio è un genere un po’ naif, racconto quello che vedo, magari un po’ romanzato, ma fa tutto parte della mia vita quotidiana. Dopotutto è quello che mi riesce meglio e che la gente dimostra di gradire. Non voglio fare il santone, il filosofo o lo scienziato: sono una persona normale e con un sacco di problemi, che mi piace condividere con il pubblico».
È una formula che funziona perché il pubblico, alla fine, si riconosce nelle sue storie. Mi ha sempre colpito, per esempio, l’affetto che lei dimostra nei confronti del pubblico, anche dopo lo spettacolo.
«Io ho due grandi privilegi nella vita: il pubblico e mia figlia di 6 anni, e tutt’e due me li godo al massimo. Ho lottato tanti anni per essere ben voluto e rispettato dal pubblico, come farei adesso a non essere generoso? I saluti, le foto e gli autografi mi allungano lo spettacolo, mi fanno stare con la gente il più possibile. A me non si apre lo stomaco quando si chiude il sipario. Di recente abbiamo inserito nello spettacolo i Los Locos; per noi è un costo in più, ma “se divertimo tanto”: si canta, si balla… E vedere il pubblico contento vale più delle spese».
La sua è un po’ un’analisi della società attuale, che non è senz’altro quella di 2/3 anni fa. Cosa l’ha colpita di più di questo cambiamento?
«La poca memoria. Tra un po’ quello che abbiamo passato lo avremo già dimenticato; e poi l’esperienza che ci doveva legare, di fatto, ci ha resi un po’ più egoisti».
Gli ultimi biglietti per lo spettacolo sono ancora disponibili. È possibile acquistarli online, oppure alla Fiera di Bergamo, al Mediaworld di Oriocenter o alla biglietteria del teatro (ore 13-19). Venerdì la vendita aprirà un’ora prima dell’inizio.
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