Al Teatro Sociale si ricorda la tragedia del Vajont. Il Campanone suonerà alle 22.39

L’ANNIVERSARIO. Lunedì 9 ottobre l’azione corale ideata da Marco Paolini. A Bergamo l’adesione di nove compagnie, con la regia di Silvia Briozzo e Caterina Scotti. «Grande disponibilità di tutti gli attori».

Nove compagnie teatrali bergamasche hanno aderito al progetto «VajontS23 – Azione corale di teatro civile», ideata da Marco Paolini che ha rielaborato con Marco Martinelli, del Teatro delle Albe di Ravenna, il testo del suo storico spettacolo. La serata – evento organizzata da Fondazione Teatro Donizetti in contemporanea ad altri 130 teatri – è in programma lunedì 9 ottobre al Teatro Sociale in Città Alta (ore 21, ingresso libero, biglietti disponibili su EventBrite ).

Le compagnie che aderiranno

Alla serata partecipano le compagnie Erbamil, La Pulce, La Vecchia Serena, Pandemonium Teatro, Teatro Caverna, Teatro del Vento, Teatro Piroscafo, Teatro Prova, Ttb Teatro Tascabile di Bergamo, con la regia di Silvia Briozzo e Caterina Scotti, musiche dal vivo di Matteo Zenatti e luci di Pietro Bailo. In scena numerosi attori professionisti bergamaschi: Albino Bignamini, Silvia Briozzo, Fabio Comana, Barbara Covelli, Damiano Grasselli, Lucia Limonta, Viviana Magoni, Chiara Magri, Federico Nava, Sara Pagani, Enzo Valeri Peruta, Federico Piscitello, Francesca Poliani, Caterina Scotti, Walter Tiraboschi, Cristina Zanetti. A loro si affiancheranno dieci giovani attori di Progetto Young, il progetto formativo della Fondazione Teatro Donizetti: Giovanni Aresi, Marta Federico, Francesca Garofalo, Petra Lopopolo, Davide Marchetti, Michelangelo Nervosi, Elisa Nicolato, Laura Remigi, Andrea Valietti.

Ne abbiamo parlato con Caterina Scotti, del Teatro Tascabile. «Paolini ha riveduto e corretto con Martinelli il suo testo, che quindi non è quello originale scritto a suo tempo con Gabriele Vacis che durava quasi due ore e 40 minuti, ma una riduzione immaginata per poter essere letta sotto forma di orazione civile, da mettere in scena in tutti i teatri che volevano aderire a questo progetto – racconta –. Non solo, chiunque poteva collegarsi al sito lafabbricadelmondo.org, scaricare il testo e organizzare nel proprio appartamento, nel proprio condominio, in qualsiasi altro luogo questa lettura. L’evento ha avuto l’adesione di 135 teatri italiani più alcune comunità di italiani all’estero... Diciamo che è stato molto sentito».

Quando siete stati contattati da Paolini vi sono state date delle indicazioni specifiche per la messa in scena?

«Sì, lui ha fatto una specie di tutorial dove spiegava che questo era il testo che aveva ripensato con Martinelli ma che non c’era nulla di obbligatorio, si potevano tagliare dei passaggi, fare addirittura delle aggiunte, per esempio, pensando ai paesi dell’Emilia Romagna dove c’è stata l’alluvione o al crollo di Ischia. Gli abitanti avrebbero potuto aggiungere delle parti scritte da loro riguardanti il loro contesto ambientale. Alcune associazioni lo hanno fatto, l’unica richiesta era di specificare che le parti aggiunte non facevano parte del testo originario. Poi Paolini ha fatto con tutti i partecipanti due riunioni via Zoom in cui raccoglieva le domande e i dubbi anche perché non è stato proprio semplice costruire l’operazione. Noi, per esempio, abbiamo accorciato un po’ il testo, lo abbiamo sminuzzato perché non lo conosciamo a memoria e quindi lo leggeremo. Anche perché quando ci ha contattato Maria Grazia Panigada, l’idea era ancora allo stato embrionale e dovendo essere rappresentata in un teatro come il Sociale necessitava di una regia che tenesse le fila di tutto questo. E così ha chiesto a Silvia Briozzo e a me di guidare le altre compagnie».

Quindi è stata Maria Grazia Panigada che ha contattato le diverse compagnie.

«Esattamente. L’Idea di aderire come Fondazione Donizetti al progetto è stata di Maria Grazia, anche se, per esempio, Pandemonium Teatro aveva già aderito prima della Fondazione, tanto è vero che, oltre che a collaborare con questa iniziativa Pandemonium farà una sua lettura al Teatro di Loreto».

Dal punto di vista squisitamente registico invece come avete operato?

«Per prima cosa abbiamo fatto la classica lettura in cerchio per capire le diverse voci, che tipo di amalgama di tessuto avevamo. Dopo di che ci siamo trovate spesso solo noi due registe, ma tutti i gruppi hanno accettato con grande disponibilità il fatto che ci dovesse essere qualcuno che si dovesse prendere l’onore e l’onere di condurre il lavoro. Quindi: riduzione del testo, divisione del testo in cinque gruppi con due narratori e isolato un corifeo che sarà Damiano Grasselli, del Teatro Caverna, che è la voce cui spetta fare domande alle quali risponde il coro, che sono tutti i gruppi insieme. In più abbiamo deciso di includere i ragazzi del Progetto Young del Donizetti, che saranno sparsi nei palchetti da dove risponderanno al coro».

C’è anche musica dal vivo.

«C’è Matteo Zenatti, un musicista a cui abbiamo chiesto di sottolineare alcune fasi dello spettacolo entrando in alcuni punti dove ci saranno piccolissime azioni teatrali e la proiezione di immagini storiche. Paolini ha fatto registrare il suono del campanile di Longarone, che suona una sola volta all’anno alle 22.39 del 9 ottobre. Avuto il consenso per la registrazione, ha inviato questo suono al cui tocco lo spettacolo deve fermarsi, ma noi abbiamo il Campanone e quindi abbiamo chiesto che suoni appunto alle 22,39».

© RIPRODUZIONE RISERVATA