Addio a Rossi, 30 anni al servizio del patrimonio della Carrara

IL LUTTO. L’ex direttore operò dal 1974 al 2004 promuovendo studi critici, cataloghi e mostre per far conoscere in Italia e all’estero artisti e opere custodite all’Accademia

Se l’Accademia Carrara oggi è un museo di livello internazionale, il merito è di Francesco Rossi. Direttore della pinacoteca cittadina per 30 anni, dal 1974 al 2004, Rossi è morto martedì 1 ottobre a 85 anni. Infaticabile lavoratore, storico dell’arte appassionato, uomo schietto, a volte fin troppo, era arrivato in Lombardia dalle Marche alla fine degli anni ’50 per iscriversi all’Università Statale di Milano, dove nel 1961 si era laureato con Anna Maria Brizio con una tesi sui fratelli Salimbeni per poi specializzarsi, nel 1966 con una tesi sul pittore Ottaviano Nelli.

«Francesco Rossi non è stato solo uno storico dell’arte intelligente e un direttore di museo, è stato un grandissimo direttore - fa presente Martina Bagnoli, alla guida dell’Accademia Carrara da febbraio di quest’anno -. Nei primi anni del suo mandato si è impegnato a costruire l’ossatura del museo, schedando e studiando le collezioni»

«Francesco Rossi non è stato solo uno storico dell’arte intelligente e un direttore di museo, è stato un grandissimo direttore - fa presente Martina Bagnoli, alla guida dell’Accademia Carrara da febbraio di quest’anno -. Nei primi anni del suo mandato si è impegnato a costruire l’ossatura del museo, schedando e studiando le collezioni. L’ordinamento degli inventari delle collezioni e la raccolta di notizie su provenienza e storia critica delle singole opere si deve a lui».

La mostra su Moroni

Nel 1986 Rossi dava alle stampe, con Federico Zeri, uno studio critico sulla raccolta Morelli, una delle più significative del museo, e nello stesso anno la Carrara apriva la grande mostra su Giovan Battista Moroni, curata da Mina Gregori, ma di cui era stato lui il motore. Sua anche una importante monografia su Giovanni Cariani scritta con Rodolfo Pallucchini.

Anima del profondo rinnovamento del museo, capace di portare avanti un’enorme opera di riordino e catalogazione dei dipinti del museo messa in atto con sistemi moderni, Rossi diede anche il via alla straordinaria stagione delle grandi mostre della Carrara, iniziata con le celebrazioni per il bicentenario dell’istituzione nel 1996 e culminata nel 1998 con «Lorenzo Lotto, il genio inquieto del Rinascimento», della quale fu curatore, organizzata insieme alla National Gallery of Art di Washington, con nomi del calibro di David Alan Brown e Peter Humfrey nel comitato scientifico, in tre tappe: la prima negli Stati Uniti, la seconda a Bergamo, e l’ultima al Grand Palais di Parigi. Sono degli anni della direzione di Rossi anche la mostra del 1996 su Evaristo Baschenis e la natura morta in Europa, quella del 2003 su Fra’ Galgario e le «seduzioni» del ritratto nel ‘700, fino all’ultima, dedicata ai capolavori di Cézanne e Renoir provenienti dal Musée de l’Orangerie di Parigi, organizzata nel 2005 con Giovanni Valagussa.

Giovanni Valagussa, conservatore dell’Accademia Carrara dal 2001 al 2022 e direttore tra il 2004 e il 2005, ricorda che Rossi «fu il primo direttore della pinacoteca, perché i suoi predecessori, da ultimo Trento Longaretti, avevano guidato anche la scuola di pittura. Tutti noi che abbiamo lavorato con lui ne ricordiamo con affetto e ammirazione l’onestà intellettuale, la capacità organizzativa e la determinazione nel lavoro.

Proprio Valagussa, conservatore dell’Accademia Carrara dal 2001 al 2022 e direttore tra il 2004 e il 2005, ricorda che Rossi «fu il primo direttore della pinacoteca, perché i suoi predecessori, da ultimo Trento Longaretti, avevano guidato anche la scuola di pittura. Tutti noi che abbiamo lavorato con lui ne ricordiamo con affetto e ammirazione l’onestà intellettuale, la capacità organizzativa e la determinazione nel lavoro. Ci è mancato, ed è mancato il suo apporto all’intera città di Bergamo, da quando aveva deciso di trasferirsi a Fossombrone».

Attento ai giovani

Rossi non era solo uno storico dell’arte di livello e un organizzatore infaticabile. «Era molto attento ai giovani - sottolinea Maria Cristina Rodeschini, direttrice dell’Accademia Carrara fino a gennaio di quest’anno -. Io l’ho conosciuto quando avevo 22 anni: aveva organizzato un corso per guide al quale avevo partecipato e durante il quale Rossi promuoveva una modalità di comunicazione con il pubblico che era antesignana. Era una persona di un’onestà cristallina, schietto, diretto nei rapporti, con il pallino dell’ampliamento del pubblico della Carrara, per la quale ha dato l’anima e addirittura si era trasferito con tutta la famiglia ad Alzano Lombardo per vivere il museo più da vicino».

«Esempio fulgido di direttore - conclude Martina Bagnoli -, Francesco Rossi con il suo operato ha rappresentato e rappresenta un insegnamento per chi è venuto dopo di lui. Il suo lungo mandato è stato sempre incentrato sullo studio delle collezioni, senza per questo mancare all’appuntamento con il pubblico a cui ha offerto mostre importanti che hanno reso noto il museo nel mondo. Per chi ha avuto l’onore e il piacere di conoscerlo e di volergli bene la sua scomparsa lascia un enorme vuoto, per chi come me lo conosce solo dagli esiti del suo enorme lavoro di riordinamento, studio e pubblicazione il suo esempio continua a vivere rendendoci consapevoli che stiamo sulle spalle di giganti».

A Bergamo Rossi era tornato nel settembre 2020 per il convegno sui pittori della famiglia Baschenis ospitato al Centro Congressi Giovanni XXIII.

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