Addio alla vedova Runk de «L'Albero degli Zoccoli»

A PALOSCO. Si è spenta a 89 anni Maria Teresa Brescianini, la protagonista femminile del film di Olmi. «Anche io ho patito la fame come quei contadini».

«Mé, andà a fa ól cinema?». Lo ripeteva incredula anche negli ultimi anni ed era lo stesso stupore che ha sempre accompagnato la strepitosa pattuglia di attori improvvisati reclutata nella campagne della Bassa dal fiuto di Ermanno Olmi. Maria Teresa Brescianini da Palosco, morta martedì 24 settembre a 89 anni (i funerali giovedì 26 alle 16 nella parrocchiale del paese), al regista che la voleva ne «L’Albero degli Zoccoli» aveva inizialmente opposto il buon senso di moglie e madre di 5 figli: troppe faccende da spicciare a casa per farsi tentare dal fascino del set. S’era presentata al casting per accompagnare il figlio, Olmi l’aveva notata e non le aveva più staccato gli occhi di dosso, trovando però pochi varchi alle sue insistenze.

S’era presentata al casting per accompagnare il figlio, Olmi l’aveva notata e non le aveva più staccato gli occhi di dosso, trovando però pochi varchi alle sue insistenze.

La storia da interpretare era la sua vita

Ma poi era riuscito a leggerle il copione e lei s’era all’improvviso sentita avvolta dal suo passato di stenti e fatica, finendo per diventare l’indimenticabile vedova Runk, la protagonista femminile di una pellicola permeata di fede e sudori contadini, di dialetto e nebbie padane di fine ’800 che ancora calavano su aie popolate di bimbi e animali. Se «L’Albero degli Zoccoli», l’opera che più di tutte è riuscita a raccontare le radici e lo spirito della nostra terra, nel 1978 riuscì a conquistare la Palma d’Oro a Cannes lo si deve alla poetica timida e anti-hollywoodiana del film, ma anche ai volti e alla recitazione - tutt’altro che dopolavoristica - di quella gente che, in fondo, si era ritrovata a mettere in scena le propria storia.

Memorabile la scena in cui lo stupido del villaggio bussa alla porta durante la cena e viene naturale farlo accomodare a tavola e servirlo con un piatto di minestra

Maria Teresa da vedova Runk ha regalato situazioni da groppi in gola. È lei che, seppure in difficoltà, non esita a privarsi del pane per darlo a chi ne ha più bisogno, tra l’altro senza le ridondanze del pietismo. Memorabile la scena in cui lo stupido del villaggio bussa alla porta durante la cena e viene naturale farlo accomodare a tavola e servirlo con un piatto di minestra. Ed è lei che vede minacciato l’unico lusso della sua vita agra, una mucca di proprietà che a un certo punto si ammala, ma che guarirà anche grazie alle preghiere della famiglia e a un miracoloso fiasco di acqua, attinta dalla roggia dove ogni giorno va a lavare i panni per racimolare qualche soldo.

«Io so cosa vuol dire andare a letto alla sera con la pancia vuota. La fame è una brutta bestia, non solo un modo di dire. Capisco i poveri e gli immigrati perché ho avuto fame anch’io e qualcuno mi ha sfamato»

Recitare nel film di Olmi non dev’esserle costata molta fatica. Perché a quel mondo di valori Maria Teresa - che lascia i figli Patrizia, Giusy, Paola, Gianluigi e Massimo - era legata anche nella vita reale. Schiva, altruista, terziaria francescana. Leggeva le poesie di Turoldo e aveva recitato in un’altra pellicola, «Il sole anche di notte» dei fratelli Taviani (1989), ma in pochi lo sapevano. Nelle scuole, dove veniva invitata a raccontare l’esperienza di attrice, preferiva non menare vanto ma piuttosto ricordare il suo passato, connettendolo spesso al presente: «Io so cosa vuol dire andare a letto alla sera con la pancia vuota. La fame è una brutta bestia, non solo un modo di dire. Capisco i poveri e gli immigrati perché ho avuto fame anch’io e qualcuno mi ha sfamato». Nel film, quando a tavola si accorge che i figli stanno deridendo di nascosto l’ospite affetto da demenza, la vedova Runk non esita a rimbrottarli: «No bambini, non va bene ridere. Quei poveretti lì che non hanno niente dalla vita sono quelli più vicini al Signore».

© RIPRODUZIONE RISERVATA