Accademia Carrara, l’ultimo giorno di Rodeschini con una festa a sorpresa

BERGAMO. Il saluto commosso alla direttrice uscente. «Grazie per essere qui. Il museo va bene così come insieme lo abbiamo costruito».

«Viva la Cristina! Viva la Carrara!» sono le parole al cioccolato che campeggiavano sulla grande torta che mercoledì sera, 31 gennaio, ha colto di sorpresa Cristina Rodeschini al termine del suo ultimo giorno da direttore del Museo. Sì, perché il «protocollo» di un direttore uscente solitamente prevede un comunicato stampa o quantomeno il rilascio di interviste per rispondere alle domande di rito sugli obiettivi raggiunti e su come è cambiato il museo. Ma Rodeschini è stata un direttore sui generis, non solo perché in Carrara ha navigato per circa quarant’anni di cui quasi venti al timone, ma anche per la sua ormai proverbiale concretezza. Non contano le parole, ma i fatti. Difatti, in questi giorni in molti abbiamo provato a strapparle l’ineludibile intervista conclusiva, ma lei ha declinato con semplicità: «Preferirei di no, non è nel mio stile. Tutto quello che ho fatto lo si conosce ed è sotto gli occhi di tutti». Così al General Manager Gianpietro Bonaldi viene l’idea di una festa a sorpresa per salutare «La Cristina», riunendo in museo tutti coloro che in questi anni con lei hanno lavorato in mille modi diversi.

Gori: tanta stima e affetto

«Grazie di cuore! A nome di tutti e della città, che ti è molto riconoscente. C’è tanta stima e affetto. Tanti auguri per il tuo futuro!» ha esordito Giorgio Gori da presidente di Fondazione Accademia Carrara. «Quello di oggi è davvero un giorno di festa – ha sottolineato l’assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti - Non può che essere festa per chi, come Cristina, raggiunge traguardi professionali così alti e per chi, come noi, raccoglie un’eredità così preziosa. Ci ha insegnato come la cultura cambia la sensibilità e l’anima di una città. Cristina è, in fondo, un po’ come la Carrara, che in questo la rispecchia, le assomiglia un po’: uno scrigno che ogni volta sa raccontare di sé qualcosa di sorprendente, di unico, che invoglia a tornarci ancora una volta e poi ancora». All’ingresso del museo, nell’installazione dell’artista Adriana Albertini, galleggiano le parole che i collaboratori più vicini a Cristina hanno pensato per lei: condivisione, volontà, tenacia, dedizione, perseveranza. Ma anche Un posto al sole, scrigno, cura e…La Rode.

Rodeschini: lo abbiamo costruito insieme

Presa alla sprovvista, Cristina Rodeschini ha salutato con grande sobrietà, come – ancora una volta – nel suo stile: «Sono contenta che siate qui. Ma la cosa di cui sono più contenta è che ci sono molti modi di concludere un lavoro, e quarant’anni sono anche troppi in un’istituzione. A me sembra che il museo vada bene così come lo abbiamo costruito insieme alle tante persone dello staff. Un’altra cosa importante di cui sono convinta è che chi verrà dopo di me sia una persona di qualità. Secondo me andrà benissimo!». Un augurio sincero per Martina Bagnoli, presente alla festa, che da domani raccoglierà il suo testimone.

Sorrisi, abbracci e un po’ di inevitabile commozione: non poteva che essere questo il saluto da parte di un museo che Rodeschini è riuscita a modellare come uno spazio «di prossimità», per la città ma anche per il territorio, per le istituzioni come per il pubblico, per gli addetti ai lavori ma anche per chi, semplicemente, ha buone idee. E poi si sa, se Cristina Rodeschini dice di voler realizzare un progetto la certezza è che, cascasse il mondo, lei lo porterà a termine. Per tutti questi motivi, qualunque sia il futuro che Cristina Rodeschini ha pensato per sé, il sospetto è che il tormentone «Parliamone con Cristina» sia destinato a perseguitarla ancora a lungo.

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