A Vienna, Moroni e Baschenis all’asta: i social insorgono

Oggi da Dorotheum vanno all’incanto un ritratto di gentiluomo dalla barba rossa dell’artista albinese e una composizione con strumenti musicali del pittore di Bergamo. Appelli sui social per riavere a casa le due opere.

Gli occhi dei bergamaschi - collezionisti, appassionati d’arte, estimatori dei dipinti antichi, ma non solo - oggi pomeriggio (10 nvoembre) saranno tutti puntati su Vienna. Alla prestigiosa casa d’aste Dorotheum, dalle ore 16, vengono battute due straordinarie opere di altrettanti maestri bergamaschi: la prima (lotto n. 29) di Giovanni Battista Moroni, Ritratto di gentiluomo dalla barba rossa, la seconda (lotto n. 31) di Evaristo Baschenis, Composizione con strumenti musicali.

Le stime sono da capogiro. Base d’asta fra i 300 ed i 400 mila euro per il pittore di Albino, fra i 250 e i 350 mila euro per l’artista di Bergamo.

Il ritratto di gentiluomo, su fondo grigio, eseguito attorno al 1568 dal Moroni, è appartenuto al conte Faustino Lechi di Brescia fino a inizio Ottocento. Il personaggio, vestito di nero, ha la gorgiera al collo nascosta parzialmente dalla fluente barba. Nella quadreria del conte Lechi vi erano 7 capolavori del Moroni, oltre a tele di Tiziano, Tintoretto, Romanino, Mantegna, Rubens, Rembrandt. Nel XVIII secolo quando l’esercito austro-russo invase la Lombardia, i Lechi ripararono a Genova e il palazzo di Brescia venne saccheggiato. La collezione fu in parte recuperata, ma poi rivenduta dal mercante Richard Vickris Pryor che fra l’altro non le pagò ai Lechi, affermando che furono disperse nel naufragio della nave che le portava in Inghilterra. In realtà il tesoro artistico finì nelle mani di un collezionista inglese e ora alla casa d’aste viennese Dorotheum. Nel frattempo la notizia è rimbalzata prepotentemente sui social. Alessandro Valoti su Facebook ha lanciato un appello al sindaco Gori, all’Accademia Carrara, a Vittorio Sgarbi, al ministero della Cultura e alla Regione Lombardia per riportare il Moroni in terra bergamasca.

Il quadro di Baschenis (1670 ca.), secondo quanto certificato da Dorotheum, è invece passato di mano dalla collezione di Ambrogio Monticelli di Bergamo a un’altra collezione privata con la Galleria Previtali di Bergamo, mentre è stato acquistato dal proprietario attuale nel 1990. Si tratta di un dipinto dalla rigorosa struttura compositiva, organizzata secondo una precisa logica architettonica, che si articola attorno al fuoco volumetrico degli strumenti musicali, poggiati su un piano. Baschenis qui ha disposto gli strumenti musicali in modo precario, uno sull’altro, proiettandoli verso l’esterno, verso lo spettatore. Come è noto per l’artista gli strumenti musicali sono sempre stati i protagonisti indiscussi della scena, e al di là dell’apparente disordine, l’opera appare del tutto unitaria e armoniosa.

Basteranno ora gli appelli di estimatori e appassionati d’arte per tentare di avere i due capolavori a Bergamo? Il tempo stringe e oggi pomeriggio inizierà l’asta dall’esito tutt’altro che scontato. Non è la prima volta che nelle sedi di Dorotheum vengono messi all’incanto capolavori del Moroni e del Baschenis. E in tutti i casi le quotazioni sono state ampiamente superate da coloro che si sono poi aggiudicati le grandi opere.

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