«G uarda, c’è questo mio collega che si chiama Kambou. Viene dalla Costa d’Avorio e sul lavoro abbiamo iniziato a chiamarlo Boga. Lui non seguiva il calcio in Africa e da quando è arrivato qui ancora meno. Noi davamo per scontato che almeno sapesse che ci fosse un suo connazionale che giocava per l’Atalanta. Le prime volte che lo chiamavamo così rideva, un po’ perché è buono come il pane e un po’ perché aveva paura a dirci che non capiva perché lo chiamassimo così. Dopo un paio di settimane, finalmente, ci dice “Ma Boga cosa vuol dire in bergamasco?”. Ci guardiamo e stavolta siamo noi a non capire. “Ma quale bergamasco, Kambou. Boga è Jeremie…”. “Io non conosco nessun Jeremie. Chi è?”. Non ti dico le risate. Non ti dico nemmeno quanto ormai, per noi, lui non abbia un nome o un cognome ma sia semplicemente Boga. Da quel momento Kambou ha iniziato a seguire l’Atalanta e Jeremie, un po’ perché il lunedì ci chiedeva come avesse giocato la domenica prima e un po’ perché ha scoperto che, in fondo in fondo, il calcio gli piace…».
«Bella storia papà…».
«Ok, fammi finire però. Dopo che sabato Jeremie ha segnato alla Cremonese son tornato a casa e ho trovato diverse chiamate sul numero di casa. Guardo e sono di un numero che non ho in memoria. Erano tante, ma tante, altrimenti non avrei mai richiamato. Dall’altra parte sento “Finalmente ti trovo!”: era Boga».