M i capita spesso di pensare alla canzone preferita della mia ex fidanzata. Un po’ mi arrabbiavo, ai tempi, perché non era una dei soliti testi che parlavano di quanto amasse una specifica persona, che in quel caso sarei stato io, ma era una sorta di inno all’amore universale. Come se non fossi abbastanza io da essere un piccolissimo gradino sopra tutti gli altri, come se fossi un primus inter pares e non un’eccezione come lo era lei per me. E forse un motivo ci sarà, in fondo, se ha deciso di lasciarmi. Marco Mengoni pubblica il 13 gennaio 2015 il secondo estratto del suo terzo album. Un ritornello talmente tormentoso da trasformare la canzone in uno di quei tormentoni che ti fanno pensare “Oh no, ancora questa” quando senti i primi accordi in radio. Te la fanno odiare, nonostante uno dei testi più necessari che la società contemporanea abbia visto. Forse ho capito solo negli ultimi minuti di Atalanta-Juventus perché quella persona eccezionale che era lei la adorasse così tanto. “Credo negli esseri umani / Che hanno coraggio / Coraggio di essere umani”. L’Atalanta oggi ha il coraggio di essere umana, e perciò in lei dobbiamo continuare a credere. È una squadra fragile, che fa fatica ma che non ha paura di mostrarlo. Non che prima non la facesse, ma ci aveva abituati a non farcela vedere. È forse la prima edizione dell’era Gasperini in cui il Gewiss apprezza più l’impegno e la sofferenza che gli undici in campo e quelli in panchina mettono domenica dopo domenica.