I l 24 maggio saranno passati 24 anni da quel tremendo viaggio costato la vita a 4 ragazzi tifosissimi della Salernitana. L’immagine del treno in fiamme bloccato per metà nella galleria di Santa Lucia, a una manciata di chilometri dalla stazione di Salerno, resta purtroppo indelebile. Una tragedia frutto della follia di chi ha pensato di andare oltre il teppismo da stadio fino a diventare un assassino. Ciro, Peppe, Enzo e Simone: i loro nomi sono per sempre scolpiti nei cuori della tifoseria granata, tra le più passionali del Paese. Il più giovane di loro aveva solo 15 anni, il più vecchio 23. Un incubo che comincia 800 chilometri più a nord, a Piacenza. E’ l’ultima giornata della stagione 1998-99 dove la Salernitana da neopromossa lotta tutto il campionato per la salvezza. L’ambiente è comunque esplosivo, i granata sono tornati nella massima serie dopo qualcosa come mezzo secolo guidati da una futura conoscenza nerazzurra, Delio Rossi. L’Atalanta per contro è scivolata in serie B e alla ricerca di una promozione che non arriverà perché nelle ultime partite casalinghe contro le praticamente retrocesse Andria e Reggiana gli uomini di Mutti non andranno oltre due pareggi a reti bianche. Rossi comunque a gennaio perde il posto sulla panchina campana dopo la sconfitta a Vicenza, al suo posto arriva Oddo: Francesco, padre di Massimo, campione del mondo nel 2006 con la Nazionale di Lippi. Tutto si compie da Vicenza a Vicenza: nel match di ritorno nell’inferno dell’Arechi la Salernitana piazza la zampata vincente a 2 minuti dalla fine con Vannucchi, il calciatore-pescatore, e manda i berici guidati da Reja (altro futuro mister atalantino) dritti tra i cadetti insieme a Sampdoria ed Empoli. Resta solo un posto, uno soltanto, e i campani se lo giocano in buona compagnia.