La «marachella» di Caudano per vedere l’Atalanta è andata a finire male (in ogni senso)

storia. Il racconto di Stefano Corsi

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C ome un sabato qualsiasi può trasformarsi in una specie di incubo. Venerdì sera, la dirimpettaia del professor Caudano, la signora Rolli, una gentile pensionata divisa fra i dolori reumatici dell’età e le gioie di nonna, lo aveva invitato anche a nome del figlio, compagno di giochi del buon Elvio ai tempi dell’infanzia, alla cresima della nipote, Caterina, una undicenne florida e sorridente iscritta alla prima media. Per le sedici dell’indomani. Lo avevano invitato, madre e figlio, per gentilezza, sapendolo sempre solo e convinti di offrirgli un pomeriggio di verso, di letizia e compagnia, specie grazie al successivo rinfresco domestico. Il professor Caudano aveva dapprima opposto che non avrebbe fatto in tempo ad acquistare alcun regalo, essendo il sabato mattina impegnato a scuola; poi, dopo che la Signora Rolli aveva tranquillizzato sostenendo che di regali la bambina ne avrebbe ricevuti fin troppi e che per loro a contare era la sua presenza, il buon Elvio aveva avventatamente accettato. Le mille correzioni di fine anno lo avevano infatti assorbito per tutta la settimana, e non si era chiesto quando l’Atalanta avrebbe giocato a Salerno. Lo ha appurato sabato mattina, mentre si preparava per andare a scuola. D’improvviso, si è reso conto che c’era il rischio della sovrapposizione calcio-celebrazione, e il cellulare, consultato subito, impietosamente gli ha mostrato che Gasp e i suoi sarebbero scesi in campo sabato stesso alle 15. Sbigottimento. Il professor Caudano non ha mai perso una partita dei suoi beniamini, da che il tifo sentimentale gli colma i finesettimana. Incredibilmente, la cresima di una bimba a lui quasi estranea lo avrebbe costretto a rinunciare al secondo tempo di Salerno.