A vete presente quando, scorrendo le emittenti locali nelle ore della notte in cerca di un sollievo momentaneo per l’insonnia, capitate sulla televendita più improbabile? Prodotti o offerte visibilmente scadenti, con un cartello “Truffa” grande così in faccia, illuminato da diverse angolazioni per intortare i poveri malcapitati di turno. Il presentatore ce la mette tutta: urla, si dimena, coccola ed esalta la merce da piazzare. Niente da fare: se le ore non sono troppo piccole e un minimo di lucidità è ancora tra noi, non c’è verso di farsi fregare. Possono esserci gli sconti più allettanti, gli omaggi più esclusivi, i benefici più richiesti. Niente. Non ti ingannano. Fino al settembre 2017 il Mapei Stadium, per un tifoso dell’Atalanta, questo era. Un edificio asettico, insignificante, anonimo, che veniva propinato come la casa delle notti europee dei nerazzurri. Fino al settembre 2017 il Mapei significava nebbia, sconfitte figlie di partite approcciate in maniera mediocre, una fantastica piadina alla salamella degli ambulanti alle spalle del settore ospiti. Questo, niente di più. Uno stadio come ce ne sono tanti in Italia, legato più alle risate coi compagni di tifo che ai risultati e alle reti della propria squadra. E così, dopo 26 anni di astinenza, le partite casalinghe di Europa League dovremmo giocarle lì? Non poter accogliere a Bergamo squadre dell’intero continente ma accontentarci di un affitto di uno stadio di altri? Uno stadio di proprietà dove non ci gioca nemmeno la squadra principale della città, ma quella arrivata dopo? No, non ci avrete così facilmente.