A La Spezia li hanno ribattezzati “formaggini”: sono i due spicchi laterali della curva “Piscina” posati in queste settimane di stop al campionato causa Mondiali. Due triangoli alle estremità dell’attuale settore in tubolari assegnato per poco più di un terzo alla tifoseria ospite e per la restante parte a quella di casa. Non necessariamente tranquilla, come si è visto nel match del maggio scorso con il Napoli quando gli spezzini hanno risposto colpo su colpo agli attacchi partenopei. In tutto fanno 600 posti in più spalmati su tutta la gradinata: un ulteriore piccolo ampliamento del vetusto “Picco”, impianto che ha visto la luce nel 1919 che così arriva a sfiorare quota 12mila posti. E più di un secolo di vita. Ecco, chi si lamenta per il complesso cantiere del Gewiss Stadium magari dovrebbe dare un’occhiata a questo stadio che di suo ha una posizione fantastica, praticamente fronte mare, ma una storia travagliata come poche. Porta il nome di Alberto Picco, figura quasi mitologica nel golfo dei poeti: nel 1911 è tra i fondatori della sezione calcistica dell’allora polisportiva, consigliere, tesoriere, calciatore e capitano.
Di più, è lui a segnare il primo goal della storia della squadra bianconera nel 2-2 del gennaio 1912 contro la Virtus Juventusque Livorno. Sottotenente degli alpini, tre anni dopo trova la morte durante la conquista del Monte Nero, sopra Caporetto. Nel 1919 lo Spezia, che fino a quel momento aveva giocato in un campo prestato dalla Marina, costruisce il nuovo impianto davanti al mare e lo intitola a Picco. Dopo 103 anni gioca ancora lì.