A lla fine di una lunga trattativa, Nicolò Zaniolo è approdato all’Atalanta. Un arrivo quello dell’attaccante toscano che solo qualche stagione fa sarebbe stato impensabile e avrebbe generato un’euforia collettiva, e che invece ora è stata accolta in modo piuttosto tiepido dai tifosi nerazzurri. Alla base di tanta perplessità ha inciso un passato piuttosto “vivace” del giocatore, soprattutto per quel che ha riguardato l’extra campo. A dire il vero chi scrive non è forse il più idoneo a ricostruire questi aspetti, e quindi non lo farà, se non parzialmente e per l’unica circostanza che ha avuto riflessi importanti sullo sviluppo della carriera di Zaniolo, soprattutto perché (sempre chi scrive) è più interessato a quanto un giocatore fa sul terreno di gioco, piuttosto a quello che fa fuori. È vero che in alcune circostanze i due aspetti finiscono per cozzare, e questo diventa assolutamente un problema. Quando un giocatore ha una vita troppo sregolata, e troppo poco da atleta, le prestazioni finiscono per risentirne. La lista degli esempi fornitici dalla Serie A è lunghissima, ma non è il caso qui di citarne nessuno. Zaniolo non rientra però in questi casi. La sua vita privata può essere stata in passato anche “molto chiacchierata”, e su questo hanno inciso la carriera tra i «pro» iniziata da adolescente, e con ogni probabilità qualche cattivo consigliere tra la gente che lo ha circondato, ma Nicolò si è sempre comportato in modo corretto tranne negli ultimi mesi trascorsi in maglia giallorossa, dove la frattura con società e tifosi era diventata insanabile ed il giocatore ha forzato la mano per essere ceduto. Per comprendere meglio quell’episodio, senza però entrare troppo nei dettagli, bisogna ricostruirlo dal punto di vista cronologico.