L’ Atalanta resta almeno in parte un oggetto misterioso. Questa è l’unica certezza che possiamo trarre dalla gara giocata e persa a Reggio Emilia. Certo, l’episodio dell’espulsione di Maehle dopo 30 minuti di gioco ha condizionato in maniera incontrovertibile la partita, e ovviamente ci accodiamo al giudizio di coloro che quell’episodio lo hanno commentato definendo l’espulsione un grave errore dell’arbitro Marcenaro e del Var Nasca. L’Atalanta pagherà caro anche quel “sei scarso” che Muriel ha rivolto all’arbitro nei minuti di recupero, e per il quale è stato a sua volta punito con un altro rosso. Luis salterà la gara di sabato contro la Lazio, ma in verità bisogna riconoscergli di aver espresso quanto tutti noi da casa, ed in maniera meno edulcorata, abbiamo pensato del fischietto di Genova. Però (c’è sempre un però), nei primi 30 minuti di gara l’Atalanta non aveva di certo giocato una gara convincente, con la determinazione che spetta ad una squadra d’alta, anzi, altissima classifica. Gasperini ha rinunciato in partenza al tridente che, per sua stessa ammissione “… questa squadra non può sopportare sempre”. Il tecnico ha nel pre partita spiegato ancor meglio questo concetto dicendo che nel calcio “si tende a volere sempre qualcosa di statico”, da poter ripresentare di domenica in domenica. Ma “il calcio statico non lo è”. E così a inizio gara l’Atalanta ha rinunciato in partenza alla sua “forma tattica” più convincente, ripiegando in un 3-4-1-2 o meglio un 3-5-2 (come mostrato dalla grafica sotto), dove sulla trequarti si sono alternati Ederson e (soprattutto) Koopmeiners, che sulla gara ha impattato decisamente meno bene.
Per noi che osserviamo da fuori (e sottolineiamo questo concetto) forse risulta più difficile comprendere come il tridente potesse essere “sopportato” dalla squadra in una trasferta complicatissima come quella di Torino contro la Juventus, ma non lo fosse nella serata di sabato al Mapei, contro un’avversaria che seppur in ascesa a livello di prestazioni, non aveva certo la forza e la qualità dei bianconeri. Ma tant’è, e in mancanza di una spiegazione ce ne facciamo una ragione.