N on sarà spettacolare come l’Atalanta che segnava 100 reti in una stagione, e non ci sono più campioni del calibro di Ilicic e Gomez a marcare la differenza con le avversarie, ma lasciatevelo dire, questa Atalanta è concreta e bella al punto giusto. Per poterla apprezzare però, bisogna avere il palato fine, quello da intenditori, perché la nuova versione dei nerazzurri non ha un sapore deciso, come quello di un vino forte di quelli che ti riempiono la bocca al primo sorso, bisogna lasciarla lì, qualche secondo sul palato e saper aspettare per poterne cogliere tutte le sfumature. Allora, e solo allora si riesce ad apprezzare veramente il lavoro fatto da Gasperini in questo complicato avvio di stagione. Il tecnico di Grugliasco in quest’avvio di stagione si è di fatto trovato nel bel mezzo del ringiovanimento della rosa, con tanti giocatori nuovi da far crescere e con qualche problema di troppo che non staremo a rimarcare ora. L’Atalanta non ha più (o meglio non ancora) quella forza d’urto di cui era dotata nelle stagioni migliori, ma sa fare male lo stesso, e lo fa attraverso l’equilibrio che ha trovato sul campo, che le permette di stringere i denti senza incassare reti sul massimo sforzo esercitato dall’avversaria di turno e di imporsi alla distanza. Il finale della scorsa stagione ci ha insegnato che l’Atalanta non poteva più permettersi di incassare reti “stupide”, così come non serviva a nessuno “campeggiare” nella metà campo avversaria se non si hanno giocatori in grado di battere la densità attraverso il fraseggio stretto e di qualità. Anche la pressione esercitata per 90 minuti aveva spesso offerto il fianco alle avversarie, che sfruttando il dispositivo di marcature predisposto dal tecnico di Grugliasco, avevano manipolato con sempre maggior successo la struttura dei nerazzurri in fase di non possesso.