I lettori di lungo corso di Corner hanno imparato nel corso di questi anni a destreggiarsi con l’infinità di dati che vengono pubblicati di volta in volta a corredo della maggior parte degli articoli. Lo scopo di tutto ciò è quello di cercare di rendere meno soggettive le discussioni in merito all’Atalanta, cercando di sostanziare ciò che si scrive con l’avallo dei numeri.
Un compito che non è a dire il vero sempre facile, perché nonostante tutti i club professionistici abbiano incrementato nel corso dell’ultimo decennio la mole di dati e di analisi da cui attingono per pianificare allenamenti e principi di gioco, il tifoso medio pare sempre esserne un po’ spaventato. Cerchiamo quindi di rendere il tutto meno complicato e più digeribile per tutti. I club professionistici hanno dati di ogni tipo. In allenamento e in partita, ogni giocatore è dotato di un transponder, solitamente inserito nella parte posteriore del colletto della maglia. Attorno al campo ci sono una serie di stazioni che ricevono ed elaborano in tempo reale una grande mole di informazioni. Si conoscono in questo modo i dati relativi alla performance di ciascuno. Vengono valutate le prestazioni di corsa, di sprint, di velocità, così come le corse di recupero. In base a questi dati si possono programmare i cambi durante la gara, cercare di prevenire infortuni, oppure si possono calibrare i carichi di allenamento. Oltre a questi tipi di dati, l’analisi qualificativa e quantitativa (analitica) di quanto prodotto da ciascun atleta, o l’analisi delle diverse situazioni di gioco, forniscono indicazioni utili circa lo studio della propria squadra e di quella avversaria. Per ogni partita si producono centinaia di migliaia di dati, che necessitano di essere filtrati ed incrociati tra loro per “parlare”, cioè trasmettere il loro significato più profondo.