L’Atalanta e l’idea Zaniolo: tecnica, esplosione e declino ne fanno un profilo perfetto per Gasp. Ecco l’analisi

scheda. L’approfondimento di Gianluca Besana

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L a parabola della carriera di Nicolò Zaniolo è racchiusa nei titoli degli articoli a lui dedicati che potete facilmente reperire sul web, e che all’alba dei suoi esordi suonavano così: “Da dove diavolo spunta fuori Nicolò Zaniolo”; “Il favoloso mondo di Nicolò Zaniolo”; “Se quel buco lasciato da Totti avesse la forma di Zaniolo?”; “Foto di Zaniolo che pare abbia studiato l’iconografia tottiana”. Tutti titoli altisonanti e che facevano pensare ad una carriera da campione ormai intrapresa. Il “ragazzo predestinato” si è invece perso per strada, e nel giro di poche stagioni i titoli a lui dedicati hanno assunto un tono ben diverso: “Il giocatore più fumoso: Nicolò Zaniolo”; “Perché Zaniolo è così odiato”; “Zaniolo non è il giocatore che ci aspettavamo”; “Tra alti e bassi : l’avventura turca di Nicolò Zaniolo”. Letti in ordine cronologico sembrerebbero descrivere la triste e sfortunata parabola di un giocatore che ha ormai appeso le scarpette al chiodo, ed a cui qualcosa correndo sui campi è andato storto. In realtà non è così, perché il centrocampista romano è un classe 99, e la sua carriera calcistica ad alti livelli conta appena 6 stagioni. Un tempo però sufficiente per celebrarlo prima, e accantonarlo poi con estrema facilità, appiccicandogli addosso diverse etichette scomode. La “colpa” principale di Nicolò resta la rapidità con cui ha conquistato la ribalta mediatica, per via di una convocazione con la nazionale maggiore quando non aveva ancora giocato un minuto in Serie A. A convocarlo fu l’allora ct azzurro Roberto Mancini, che lo chiamò in nazionale (senza peraltro farlo esordire), in occasione della doppia sfida di Nation League contro Polonia e Portogallo. Fu una convocazione simbolica, che Mancini utilizzò per spronare i club di A a concedere più spazio ai giovani talenti emergenti, ma che ebbe l’effetto di concentrare su Zaniolo le attenzioni di tutti. Il suo allenatore di allora, Eusebio Di Francesco, non fu da meno, quando lo schierò in occasione della sfida di Champions League che vedeva opposta la Roma al Real Madrid disputata al Bernabeu. Zaniolo, che lo ricordiamo aveva solo 19 anni, giocò i suoi primi minuti nel calcio che conta proprio in quella sfida, nella posizione di mezzala sinistra, stretto tra Modric e Bale. Fino a quel momento la carriera tra i professionisti di Nicola poteva vantare solo 7 presenze in Serie B nelle fila della Virtus Entella.