La maggioranza dei duelli stravinti: ecco il dato all’origine del «soffocamento» dell’Atalanta sulla Lazio

scheda. L’approfondimento di Gianluca Besana

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C’ era una volta una squadra che faticava a vincere gli scontri diretti, e dove l’apporto dei nuovi era quasi impalpabile. C’era una volta, perché da un paio di mesi a questa parte, quella squadra ha lasciato il posto alla sua versione migliore. Al contributo ormai certo dei veterani si aggiungono ora le qualità dei nuovi, trascinati da De Ketelaere, o la piacevole riscoperta di giocatori già in rosa come Miranchuk. Questa versione dell’Atalanta non sbaglia un colpo, e l’incubo degli scontri diretti con le rivali per la zona Champions, ha lasciato il posto alla certezza di poter far risultato contro chiunque. Nella serata di domenica, la squadra di Gasperini ha surclassato la Lazio di Sarri, una delle formazioni più in forma ed in ascesa di questo campionato. Lo ha fatto dominandola dal primo all’ottantesimo minuto, concedendo ai biancocelesti una piccola reazione solo nei tredici minuti finali. Per comprendere ancor meglio la differenza di forza emersa dal confronto tra le due squadre basterà citare un dato: la Lazio ha centrato la porta dell’Atalanta in una sola occasione, il calcio di rigore realizzato da Immobile. Per il resto della serata Carnesecchi è rimasto quasi inoperoso, e l’unico lavoro che ha dovuto svolgere (peraltro svolto molto bene) è stato quello di effettuare un paio d’uscite.

L’Atalanta, in una delle sue serate migliori, è parsa una macchina da guerra perfetta. Gli ingranaggi hanno girato con il giusto sincrono sia in fase di possesso, che in fase di non possesso, ed hanno stritolato una Lazio abituata a costruire dal basso. Il 2-0 con il quale l’Atalanta ha guadagnato gli spogliatoi è stato il frutto di una sequenza continua di sviluppi laterali, contropressioni e facili recuperi in mediana.