L a tanto attesa sfida di San Siro contro l’Inter, ha visto l’Atalanta dar vita alla peggior partenza in campionato dell’era Gasperini. I nerazzurri hanno subito due gol nell’arco dei primi due minuti e mezzo di gara, ai quali bisognerebbe sottrarre ad onore di cronaca i cinquantacinque secondi di festeggiamenti seguiti alla prima rete di Lukaku, e che riducono a meno di due minuti il tempo di gioco effettivo. In questo spazio temporale estremamente breve, l’Inter ha dato vita a tre azioni, trasformando due di queste in altrettante reti. A peggiorare la situazione è la semplice analisi di come queste reti sono state segnate dalla squadra di Inzaghi. L’Inter ha approfittato nel miglior modo possibile della struttura difensiva predisposta da Gasperini e del fatto che l’Atalanta abbia da subito pressato in modo scriteriato la costruzione bassa della squadra di Inzaghi. Ancora una volta, il tecnico di Grugliasco è finito per cadere nella trappola predispostagli dall’avversario, non riuscendo a domare quell’istinto quasi «animalesco» di dover pressare a tutti i costi anziché attendere su posizioni più prudenti. Una specie di partita a scacchi quella che i due allenatori giocano ormai da diverse stagioni, sin dai tempi in cui Inzaghi sedeva sulla panchina della Lazio, e che ultimamente premia in modo sempre maggiore il tecnico piacentino. Nei primi due minuti della partita di sabato sera si è vista la fragilità di un sistema basato sulle responsabilità individuali, estremizzate al punto tale da concedere a Bastoni, posizionato un paio di metri sopra l’area piccola della porta interista, di poter imbeccare con un rasoterra tra l’altro nemmeno troppo forte Lukaku sulla mediana. Con quel semplice passaggio, il difensore interista ha messo fuori causa ben sette giocatori di movimento nerazzurri (tutti sopra palla), passando per il corridoio centrale del terreno di gioco, che dovrebbe essere la parte più presidiata (immagine sotto).
Lukaku ha poi potuto appoggiare un comodo pallone a Martinez, sul quale nessuno montava al momento del passaggio la guardia, essendo l’argentino scivolato dal lato destro a quello sinistro del terreno di gioco, ed essendo passato dal controllo di Scalvini a quello di Toloi, che però distava da lui una decina di metri abbondanti.