Dopo il primo approfondimento tecnico sulla stagione appena conclusa, dedicato alla fase di non possesso dell’Atalanta (leggilo QUI ) ecco una seconda parte, dedicata alla fase di possesso, anch’essa parecchio cambiata nel corso della stagione.
R iavvolgiamo per un attimo il nastro del campionato e torniamo ad ottobre dello scorso anno e, per la precisione a domenica 23. Il match clou delle 18 prevede la sfida al vertice tra la Lazio di Sarri e l’Atalanta di Gasperini. Dopo un avvio di campionato esaltante dal punto di vista dei risultati ottenuti, ma che faceva storcere il naso (a molti) per via della qualità di gioco fin lì espressa, la squadra guidata da Gasperini per la prima volta in stagione aveva pensato di tornare “all’ortodossia” delle stagioni precedenti.
Pressing feroce, baricentro alto, massima responsabilizzazione sui riferimenti individuali, attacchi supportati da tanti giocatori ed equilibri improvvisamente tornati ad essere precari. Insomma, l’Atalanta dopo aver cambiato pelle nelle prime dieci gare giocate aveva tentato di tornare sui vecchi binari tattici, ma l’esito finale della sfida fu impietoso. La Lazio di Sarri passò con un perentorio 0-2.
Per il popolo nerazzurro in quella gara ci fu veramente poco di cui divertirsi. Il ritorno al vecchio non aveva prodotto il gioco “spettacolare” delle stagioni precedenti. La squadra di Gasperini aveva commesso una serie infinita di errori tecnici ed era arrivata alla conclusione per sole sei volte (una sola finita in porta). La produzione offensiva totale dei nerazzurri era stata di soli 0.81 xG, ed il tentativo di alzare l’intensità da parte dell’Atalanta non aveva prodotto i risultati sperati. Nelle dieci partite di campionato che la squadra di Gasperini aveva giocato prima di affrontare la Lazio, le azioni di pressing alto erano state solo 9 di media per 90 minuti. Contro i capitolini erano state ben 16 (44% in più), ed i duelli individuali erano stati ben 158, ma di questi l’Atalanta riuscì a vincerne solo il 47% (74 duelli).