Come migliorare l’Atalanta/3 La pressione, la riconquista: i punti di forza del gioco da non mollare mai

scheda. L’approfondimento di Gianluca Besana

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N ella scorsa analisi (leggila QUI ) abbiamo utilizzato la finale di Coppa Italia per cercare di capire cosa succede all’Atalanta quando gioca contro un’avversaria che si difende con un blocco basso, che lascia l’iniziativa all’altra squadra (la palla), e preferisce coprire gli spazi anziché controllare il gioco. Abbiamo capito che quello è proprio il tipo di gara che crea parecchie difficoltà alla squadra di Gasperini, che per esprimersi al meglio ha bisogno di giocare una partita dalle caratteristiche opposte. Oggi vedremo invece come possono diventare letali i nerazzurri quando riescono a mettere la gara su binari a loro più consoni, e analizzando alcuni aspetti della finale di Dublino capiremo meglio perché l’Atalanta vince le sue partite con un punteggio largo, anziché con un “golletto” di scarto. Partiamo da una considerazione espressa dal ct della nazionale Luciano Spalletti, che chiamato a esprimersi sulla squadra di Gasperini ha detto: “…L’Atalanta ti viene addosso, va sull’uomo, le distanze tra i reparti sono più ampie… il loro uomo ti segue per tutto il campo: tu magari crei il “buco” e pensi, “ci vado”, ma ci arriva sempre prima quello che ti marca, perché loro hanno corsa, recuperano posizioni, la mettono sulla continuità per 90 minuti”. Una frase che esprime molto bene il concetto d’intensità ricercato e praticato dai nerazzurri, il cui obbiettivo principale non è quello di limitare i passaggi chiave, ma di impedire agli avversari di ricevere liberi da marcature. Per comprendere ancor meglio il calcio di Gasperini, sarà utile ascoltare le parole espresse dallo stesso tecnico di Grugliasco: “...il principio è quello di accorciare in avanti e andare a prendere l’avversario che gioca davanti. Con il Pescara di Galeone eravamo l’unica squadra che giocava a zona, da lì mi si è aperto un mondo: andare ad attaccare l’avversario, non aspettare che perda la palla, ma andare a conquistarla”. E ancora: “Per quanto riguarda i principi del mio calcio, nella fase difensiva ci sono due strade: o ti abbassi sotto la palla e copri le linee di passaggio aspettando l’errore del tuo avversario, oppure vai a contrastarlo, aggredendolo e portando pressione. Tra le due è chiaro cosa preferisco”. È evidente che uno stile di gioco aggressivo ed imperniato sulle responsabilità individuali può prevedere solo pochi minuti di pausa dove tirare il fiato nell’arco dei 90 minuti, a meno di non giocare qualcosa “di diverso”. Se si riesce ad imporre questo stile di gioco, la conseguenza è quella di recuperare tanti palloni nella zona più alta del campo e con tanti giocatori pronti ad attaccare, quanto meno in parità numerica. Per questo motivo l’Atalanta si trova spesso a giocare tante transizioni corte vicino all’area avversaria, e per lo stesso motivo i nerazzurri non vincono le partite, ma le stravincono e le dominano, come fatto nella finale di Europa League contro il Leverkusen, o a Liverpool contro i reds, o in casa contro l’Olimpique Marsiglia, solo per citare le più recenti.