N ella scorsa analisi (leggila QUI ), abbiamo dato un occhio ai numeri prodotti dall’Atalanta di Gasperini nelle ultime otto stagioni, e abbiamo potuto verificare come i nerazzurri necessitino di avere una differenza reti nettamente superiore alle altre squadre per poter scalare la classifica. Visti da fuori, i numeri dell’Atalanta sembrano quelli di un motore con tanti cavalli ma “sballato”, che per ottenere le stesse prestazioni delle altre ha bisogno di erogare una potenza maggiore. Ovviamente non è così, e la spiegazione come vedremo nel seguito delle due prossime analisi sta nel suo stile di gioco, che prevede un’intensità superiore rispetto all’avversaria di turno, e il dominio nei duelli nella fase di non possesso. La continua riaggressione produce un numero elevato di palle riconquistate nella metà campo avversaria, e questo consente ai nerazzurri di proporsi con continuità al tiro, anche facendo registrare un dato di possesso palla inferiore (49% di media in stagione). Ovviamente funziona così quando tutto va secondo i piani previsti, cioè quando la squadra avversaria decide di “giocarsela”, mentre per l’Atalanta le cose vanno decisamente meno bene quando chi le si oppone utilizza un blocco basso e fa densità sul centro. In queste occasioni, i nerazzurri faticano più delle altre squadre di vertice, per due ragioni. Il parco attaccanti dell’Atalanta, per caratteristiche tecniche di chi lo compone, dà il meglio di sé quando ha campo per poter sviluppare in velocità i suoi attacchi, e perché rispetto alle stagioni in cui davanti c’erano Gomez ed Ilicic, ora i nerazzurri hanno solo un giocatore abile nell’uno contro uno nello stretto: Lookman. Ovviamente questo li rende più prevedibili. Possiamo farci un’idea più precisa delle difficoltà che incontrano i nerazzurri in queste occasioni, tornando per qualche istante alla finale di Coppa Italia, persa dall’Atalanta contro la Juventus.