Possesso, dominio del campo, sempre più all’attacco: così Gasp ha cambiato l’Atalanta un’altra volta

scheda. L’analisi di Gianluca Besana (1ª parte)

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L o stop imposto al campionato dagli impegni della nazionale di Spalletti viene sfruttato dai vari club per rifiatare e ripensare il loro futuro. Lecce e Roma, che di problemi ne hanno sin qui avuti diversi, ne hanno approfittato per cambiare guida tecnica. I primi affidandosi a Giampaolo, i secondi scegliendo un cavallo di ritorno come Ranieri. Altri club, che hanno avuto un percorso meno stentato in campionato, possono permettersi di allungare il loro lo sguardo oltre alle “necessità del momento”, e cominciano a guardare a gennaio, dove il mercato sarà di nuovo aperto, nel tentativo di colmare qualche lacuna del loro roster. Poi ci sono quei club come l’Atalanta, che nonostante qualche inciampo hanno fatto molto bene, e possono quindi “programmare”, senza dover agire sull’immediato, e probabilmente nemmeno sul medio periodo. Il club guidato dai Percassi ha un enorme vantaggio rispetto agli altri: una guida tecnica consolidata che nessuno oserebbe mettere in discussione. Gasperini ha consentito alla società di elevare il suo livello, e passare dall’essere considerata simbolicamente la “regina delle provinciali”, titolo peraltro ormai in disuso e che nessuno utilizza più per identificare quella che a tutti gli effetti è una delle big del campionato, ad essere la regina (non simbolica) d’Europa. Proprio quella guida tecnica che non cambia da anni fa credere a molti di rivedere ogni volta all’opera una squadra sempre uguale nel modo di giocare. In realtà Gasperini ha saputo mantenere l’Atalanta a livelli altissimi proprio per la ragione opposta, ovvero, pur rimanendo fedele ai suoi principi di gioco, ha cambiato sempre qualcosa del suo abito tattico. Qualche volta questi cambiamenti sono stati dettati dal mercato. Se parte un giocatore, se ne cerca un altro con caratteristiche simili, ma chi arriva non è mai il “clone” di qualcuno. Ognuno interpreta il proprio ruolo con caratteristiche proprie, e modifica (a grano fine) il modo di stare in campo dei nerazzurri. Altre volte invece, i cambiamenti sono stati dettati dalle esigenze del momento, o persino dalla volontà di sorprendere le avversarie. Vi ricordate a tal proposito l’Atalanta delle prime giornate, in quella che poi è stata la stagione dell’esplosione di Hojlund? I nerazzurri tenevano un baricentro basso, facevano poco possesso palla, stanavano le avversarie, e colpivano in ripartenza. Dopo 9 giornate però, gradualmente, quell’Atalanta è tornata ad essere “più simile” a quella che appartiene al nostro immaginario. Cominciamo dunque un viaggio, che vedrà la nostra analisi divisa in due parti, dove cercheremo di capire come l’Atalanta 24/25 è cambiata rispetto alle sua versione precedente. Faremo dunque un percorso mirato e scopriremo diversi aspetti interessanti della nuova versione dei nerazzurri.