Q uando si è da poco entrati nel 73° minuto di gioco della sfida tra Atalanta e Torino, Gasperini ha deciso che la partita di De Ketelaere e Scamacca era giunta al termine. A bordocampo, Tourè e Miranchuk stavano finendo di ripassare con Gritti il book dei piazzati, e il secondo di Gasperini stava rammentando loro i compiti da assolvere sulle situazioni di palla inattiva. Il pubblico si è alzato in piedi e ha tributato un lungo e caldo applauso al belga, che per primo ha raggiunto il bordo del campo, ma quando ad uscire è stato Gianluca i decibel sono aumentati e la Nord ha intonato il suo nome. L’empatia tra Gianluca e la curva Nord è scattata da subito, anche se Scamacca con la maglia dell’Atalanta non ha avuto un percorso netto, anzi, ha vissuto in pieno le difficoltà di adattamento al gioco di Gasperini. Ai tifosi nerazzurri è piaciuto per quel suo modo di imporsi e di ripetere sin dal primo giorno del suo arrivo a Bergamo quello che è diventato un suo mantra: “L’Atalanta è la società che ha creduto fortemente in me, anche quando ero infortunato. Nel venire qua non ho avuto nessun dubbio. Il pubblico è fantastico e mi vuole bene, e per questo li voglio ripagare”. Come abbiamo detto sopra però, il suo non è stato affatto un percorso netto, anzi è stato irto di ostacoli da superare. Gianluca innanzitutto veniva da un lungo infortunio, che aveva ridotto a soli 1373 i minuti giocati con la maglia del West Ham in ben quattro competizioni. In Premier League, Scamacca aveva collezionato 930 minuti in 16 presenze (58 minuti di utilizzo medio), ed era stato presto scavalcato da Michail Antonio nelle gerarchie dell’attacco degli Hammers. Lo stile di gioco molto “anglosassone” praticato da David Moyes, prevede la palla lunga verso l’attaccante, spesso isolato e che deve “vivere di resti, spingere, e lottare su ogni palla per guadagnare i metri di campo”, utilizzando le parole dello stesso Antonio.