L’Atalanta che nel pomeriggio di sabato ha chiuso a reti inviolate la sfida contro il Venezia è piaciuta decisamente poco ai tifosi nerazzurri. La squadra di Gasperini ha dato vita ad una gara “piatta”, quasi priva di acuti, e soprattutto giocata senza quel fuoco vivo che dovrebbe infiammare gli spiriti di chi, a una decina di partite dalla fine del campionato, si trova in una posizione ideale per tentare l’allungo decisivo in campionato. Contro i penultimi della classe, l’Atalanta ha buttato alle ortiche l’ennesima occasione che un campionato senza una protagonista assoluta le ha offerto per ricucire la distanza con chi occupa la vetta. A lasciare perplessi gli spettatori dal Gewiss non è stata però solo la prestazione opaca della squadra, ma anche l’atteggiamento avuto in panchina da Gasperini. Un atteggiamento pacato, che paradossalmente è stato interpretato come non positivo dai tifosi bergamaschi. Inutile fare tanti giri di parole con chi - il pubblico bergamasco - gli atteggiamenti del mister li conosce bene, così bene, che Gian Piero potrebbe essere considerato uno di famiglia. Se il tecnico di Grugliasco non s’infuria, non lancia la giacca, non si gira con occhi iniettati di sangue verso la panchina sbraitando, c’è qualcosa che non va, e la squadra in campo lo percepisce. L’Atalanta di sabato è parsa andare con il pilota automatico inserito. Questa volta però quest’espressione non è da intendersi con la solita accezione positiva, visto che solitamente si impiega per indicare una squadra che gioca a memoria, ma per il suo esatto contrario, ovvero quello di una squadra che non è stata capace di salire sopra la velocità minima di crociera, che ha svolto il suo compito tattico in modo scolastico, e che è parsa priva dei correttivi necessari, che a dire il vero Gian Piero solitamente dispensa in modo proficuo per i 90 - ed oltre - minuti di gara. Ovviamente, con questi elementi a disposizione è stato facile collegare la volontà di Gian Piero di non proseguire ulteriormente il rapporto con i nerazzurri, con quello di una squadra - e tecnico - svuotata dal punto di vista mentale. Di sicuro in questa affermazione c’è qualcosa di vero. La storia sportiva ci insegna che per tirare fuori il massimo da una prestazione - soprattutto negli sport di squadra - tutto l’ambiente deve essere motivato al massimo e credere in un obbiettivo comune.
Per farlo è necessaria tanta abnegazione. Chi comanda deve essere ascoltato, e deve godere della piena fiducia di chi gli ordini li riceve. Non ci può essere conflitto tra le parti, e tantomeno degli armistizi a tempo, perché le difficoltà che una gara finisce con il proporre, vanno a stressare proprio queste situazioni.
Prendiamo ad esempio la prova di Lookman contro il Venezia, e per farlo cominciamo dalla grafica proposta qua sotto, relativa alle posizioni tenute - in fase di possesso - proprio da Ademola. I campetti sono relativi a due diverse gare giocate di recente dai nerazzurri. Entrambe contro avversarie “chiuse”, e quindi con le stesse problematiche nel modo di attaccarle.
Come possiamo vedere, contro i lagunari la posizione di Ademola è stata decisamente più esterna. La sua mappa - nei punti più marcati - disegna una specie di L, quasi ad indicare un tentativo continuo di movimento ad aggirare la difesa del Venezia. Una partenza larga per poi attaccare sulla linea di fondo. Contro il Bruges, il suo movimento è più verticale e diretto, ben piantato nel mezzo spazio di sinistra, quello dove si sfruttano meglio le capacità di Ademola di dribblare da fermo e nello stretto, per poi presentarsi nel cuore dell’area avversaria.
Sicuramente la posizione di Ademola può essere stata dettata dalla necessità di dilatare le maglie difensive dei lagunari. Partendo largo ed in campo aperto ha potuto aver ragione di Zerbin - 10 duelli vinti sui 12 ingaggiati, pari all’ 83%-, ma l’esterno di Di Francesco è stato molto bravo nel negargli la conversione verso il centro del campo e a costringerlo al movimento ad aggirare che abbiamo descritto sopra, dove Ademola ha finito con l’infrangersi contro l’opposizione - leggi raddoppio - portato da Scihngtienne - 2 duelli vinti da Lookman sui 16 ingaggiati, pari al 12.5% -.
La posizione molto esterna di Lookman la si può dedurre anche dalla mappa dei passaggi inerente alla gara giocata dai nerazzurri contro il Venezia che vedete riprodotta qua sopra, e che se confrontata con quella relativa alla gara di ritorno giocata contro il Bruges - immagine sotto - mostra una netta differenza nell’utilizzo del nigeriano.
Sicuramente Ademola è molto più determinante se utilizzato nel mezzo spazio di sinistra, dove può sfruttare le capacità di saltare l’uomo da fermo e nello stretto, ed è inoltre in una posizione eccellente per calciare verso la porta avversaria. Utilizzato in quella posizione Ademola è diventato uno degli attaccanti più forti del panorama calcistico europeo. Lo è invece un po’ meno se utilizzato più largo.
Di sicuro nei piani iniziali di Gasperini, Ademola e Cuadrado avrebbero dovuto dilatare le maglie della difesa del Venezia, mentre De Ketelaere - poi ci torniamo - avrebbe dovuto galleggiare tra la posizione di supporto al lato destro del campo, e una più centrale alle spalle di Retegui, che avrebbe dovuto connettere in modo più diretto i due giocatori. Un piano che ha funzionato poco, e che in virtù dei dati mostrati avrebbe dovuto essere corretto a gara in corso. Gasperini lo ha fatto togliendo dal campo De Ketelaere, ma non ha però agito sulla posizione di Ademola, che è parso essere in autogestione. Se così fosse, questi problemi legati alla mancanza di comunicazione tra le parti - leggi tregua -, sono esattamente le situazioni che una squadra che vuole puntare allo scudetto non può tollerare.
Oltre alle situazioni descritte sopra, l’Atalanta continua a scontare il rendimento alterno di alcuni giocatori, come ad esempio quello di Ederson. Il brasiliano, come del resto de Roon, è stato sfruttato in modo intenso nella prima parte della stagione - ed anche in questi due mesi del 2025 - dove ha sfoderato una serie impressionante di prestazioni vicino all’eccellenza, ma pare ora essere in calo di rendimento. Diversa invece la situazione relativa a De Ketelaere, che da inizio anno - come mostrato dalla grafica sopra - è entrato in una “nuova” fase involutiva. Il belga non segna in partite ufficiali dal 5-0 inflitto allo Sturm Graz, che è stata anche l’unica partita che lo ha visto fornire un assist ai compagni. Tra gennaio e febbraio, la sua produzione offensiva - tiri effettuati ed xG prodotti - è quasi sempre rimasta sotto la medie relative alle prime diciassette giornate di campionato, ed ha anzi finito con il ritoccarle continuamente verso il basso. Ovviamente la stessa sorte - in modo disomogeneo - è toccata a molte altre statistiche di Charles.
Nonostante i continui inciampi, la squadra di Gasperini mantiene ancora una posizione di classifica invidiabile, anche se il calendario proporrà ora una serie di confronti con le big del campionato. Con queste premesse, il tanto atteso sprint di primavera potrebbe rivelarsi una chimera, e in tal caso il percorso dei nerazzurri assumerà la forma di un vero e proprio percorso ad ostacoli, dove sarà necessario prestare maggiore attenzione a chi sta dietro, piuttosto che concentrarsi su chi è davanti. La sfida di domenica prossima contro la Juventus allo Stadium fornirà comunque indicazioni più precise sullo stato di salute della squadra.