L’ Atalanta di Gasperini pareggiando domenica con l’Udinese, non è riuscita ad approfittare dei tanti scontri diretti che hanno impegnato le squadre di vertice della Serie A, finiti in pareggio, e dello scivolone della Lazio di Sarri, per avvantaggiarsi in classifica rispetto alle rivali. Nell’analizzare il risultato di domenica e la prestazione non brillante della squadra di Gasperini, non si può però prescindere dalle numerose assenze che hanno condizionato la gara dei nerazzurri. Erano ben sette i non convocati per infortunio tra il gruppo dei «titolarissimi». Partiamo proprio da questo. Abbiamo già analizzato nella scorsa analisi il pensiero di Gasperini. Il tecnico di Grugliasco ama lavorare con un gruppo ristretto di giocatori (16/17 atleti), e considera fattibile il turnover ruotando questi giocatori all’interno della stessa partita. Tenendo in considerazione il livello dei numerosi impegni dell’Atalanta, e lo stile dispendioso del gioco dei nerazzurri, il tecnico si deve perciò affidare a dei cambi quasi «matematici» a livello di minutaggio. Solo il rispetto di una «turnazione» precisa tra i giocatori, permette a loro di recuperare per la gara successiva e allo stesso tempo di abbassare il rischio d’infortuni. Nella gara di domenica però, il problema è stato sicuramente più ampio e non poteva essere gestito in questo modo. La squadra che è scesa in campo era già notevolmente condizionata dalle assenze. Due giocatori non facenti parte dei «titolarissimi» si sono ritrovati catapultati nell’undici di partenza (Lovato e Pezzella), mentre in altre zone del campo ci si è dovuti arrangiare schierando anche giocatori fuori posizione.
Difficile che una squadra potesse sopportare tanto, senza vedere le propria prestazione calare sensibilmente. Come potete vedere sopra, la performance dell’Atalanta si è attestata a 261 punti Index di media, ed ha originato la più bassa prestazione (statistica) stagionale.