Atalanta-Udinese 2-1, match analysis. Le ragioni del brutto primo tempo e quelle della metamorfosi decisiva

scheda. L’analisi di Gianluca Besana

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I l colpo di reni è una tecnica utilizzata dai ciclisti quando sono in prossimità del traguardo, e consiste nell’alzarsi dal sellino e con un movimento secco spingere la bicicletta più avanti possibile, cercando di mettere la propria ruota anteriore davanti a tutte quelle degli altri sprinter. Metaforicamente, proprio con un colpo di reni l’Atalanta ha battuto l’Udinese ed ha chiuso questo ciclo di partite portandosi nei piani più alti della classifica di Serie A, dopo aver sistemato mercoledì la situazione per quel che riguarda la Champions League. L’Atalanta ha vinto il lunch match di domenica, imponendosi tra mille difficoltà sulla squadra allenata da Runjaić. Difficoltà che si sono materializzate nei giorni che hanno preceduto la sfida contro i friulani, dove la squadra di Gasperini ha perso prima Kolasinac, e poi De Ketelaere, e anche durante la partita, quando ha dovuto gestire gli infortuni di Djimsiti, Zappacosta e Zaniolo. Difficoltà causate inoltre dalla condotta di gara intensa ed aggressiva dei friulani, che hanno tentato in questo modo di battere l’Atalanta sfruttando quella che da sempre è una caratteristica che contraddistingue proprio i nerazzurri.

Per compensare le assenze di Kolasinac e De Ketealere, Gasperini ha schierato dal primo minuto Kossounou (ottima la sua prova) e Lazar Samardzic, mentre sul centro del campo ha concesso doverosi minuti di riposo al brasiliano Ederson. Il modulo utilizzato da Gasperini è stato un 3-4-2-1, molto muscolare tra difesa e metà campo, e quindi pronto a dare battaglia ad una delle squadre più “robuste” del campionato, e con un terzetto d’attacco formato da un mix di qualità e velocità. Runjaić ha schierato i suoi con il 3-5-2, dove la coppia d’attacco era formata dai 191 centimetri e 88 chilogrammi di Keinan Davis, e dalla qualità del campione del mondo Florian Thauvin, capace di svariare su tutta la trequarti.

Primo tempo

Sin dai primi minuti dell’incontro s’è capito che le intenzioni dell’Udinese erano del tutto diverse da quelle di una squadra che ci si poteva attendere più “compassata”. Prima della sfida di Bergamo, l’Udinese nella sua fase di non possesso, aveva alternato fasi di calcio più attendiste a periodi di aggressione più intensi, ma in rare occasioni aveva dato vita a quarantacinque minuti filati di pressione. Contro l’Atalanta il tecnico dei friulani ha invece alzato da subito il baricentro dei suoi, prendendosi il rischio di concedere campo alle spalle della sua non velocissima linea difensiva. In questo modo ha braccato i ragazzi di Gasperini dalla prima costruzione, forse fiutando le difficoltà che avrebbe incontrato una squadra reduce da un periodo di gare giocate ogni tre giorni, e da due partite molto intense disputate nell’ultima settimana, che l’avevano vista protagonista contro Napoli e Stoccarda.

Per descrivere le difficoltà incontrate dall’Atalanta nel primo tempo di gioco basta dare un’occhiata alle statistiche. La squadra di Gasperini ha avuto un dato superiore di possesso palla (58%), ma l’ha esercitato, al contrario di quanto fa di solito, tra il proprio terzo difensivo (31%) e la metà campo (38%).