Atalanta-Spezia 3-2, match analysis. Ritmi e intensità variabili (un po’ troppo)

scheda. L’approfondimento di Gianluca Besana

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P er assicurarsi un posto in Europa nella prossima stagione, all’Atalanta di Gasperini serviva nella gara interna contro lo Spezia (ma servirà anche nelle altre gare a venire) avere un passo diverso da quello avuto fino ad ora. Prima del match contro i liguri, i nerazzurri erano difatti la seconda forza del campionato per quanto riguardava le gare giocate in trasferta (9 partite vinte in trasferta su 17 giocate, e 31 punti fatti), ma solo l’ottava per quelle giocate tra le “mura amiche”. Nelle 15 partite giocate a Bergamo (prima di quella contro lo Spezia), i ragazzi di Gasperini avevano raccolto 24 punti (1.6 di media a partita), vincendo 7 partite sulle 15 giocate (46%). Nelle restanti 8, l’Atalanta era riuscita a fare solo 3 punti, frutto di 3 pareggi e 5 sconfitte. Difficoltà percepibili anche dopo un’occhiata ai numeri riguardanti le reti segnate, che erano 27 in totale (1.8 gol di media a partita). Quel dato era però “gonfiato” dalle otto sberle rifilate in una volta sola alla Salernitana. Se si esclude dal conteggio quella “strana partita”, lo score dei gol fatti e subiti, faceva registrare un ben più modesto risultato: 19 fatte, 17 subite. Decisamente troppo poco per puntare a risultati importanti. Anche per chi non avesse mai visto giocare l’Atalanta, quei numeri rendono perfettamente l’idea di come la squadra di Gasperini abbia delle difficoltà ad imporsi quando ha a che fare contro squadre chiuse, e quando tocchi proprio ai nerazzurri l’onere di “fare” la partita. Difficoltà che sono dovute in gran parte alle caratteristiche tecniche della rosa nerazzurra, che tutti noi ben conosciamo, ma alle quali dovrà in qualche modo metterci una toppa il tecnico di Grugliasco da qua al termine del campionato. La gara contro lo Spezia ha visto l’Atalanta aggiudicarsi i tre punti in palio, al termine di una partita che ha vissuto di fasi contrastanti tra loro.