P er comprendere meglio la sconfitta contro il Torino, bisogna partire dalle parole di chi la sconfitta l’ha subita, ovvero, da quello che detto Gian Piero Gasperini nel post partita: “Anche oggi (l’Atalanta) ha tenuto bene il campo, il risultato è stato determinato da episodi. La squadra è questa da tempo, rispetto a giugno e a Dublino ci sono 13 giocatori in meno: sono tantissimi, su 21 di movimento. Ma tra Real e le due gare di campionato abbiamo fatto bene, mi dispiace per i pali, per il rigore, per il gol preso su uno-due facile. Il Toro è una buona squadra, la prestazione mi soddisfa”. In poche parole il mister ha riassunto alla perfezione una situazione che da quando la stagione è ufficialmente iniziata (Supercoppa), sta letteralmente condizionando ogni uscita dei nerazzurri. La società si muove (e anche bene) sul mercato, ma tra infortuni e situazioni spiacevoli sulle quali non vogliamo ritornare, i nerazzurri devono continuamente cavarsela con un gruppo ristretto di giocatori, e per vincere in Serie A, nonostante Palestra, Cassa e Manzoni abbiano suscitato ammirazioni per quanto fatto a Torino, ci vuole qualcosa di più. A rimarcarlo ancora una volta è stato proprio Gasperini, che sviando ad una specifica domanda relativa alle sue aspettative rispetto ai giovani schierati in campo ha risposto così: “In attacco rispetto a due mesi (dalla finale di Dublino) è rimasto solo De Ketelaere. Abbiamo giocatori di valore, ma non è che possiamo sempre pretendere il massimo”. In sostanza, un modo educato per dire che per cambiare passo durante la partita ci vuole “sostanza”. Per quanto possiamo scandagliare numeri e situazioni (poi lo faremo), la chiave di lettura della partita giocata domenica sera è proprio questa: senza giocatori di “peso” non si va da nessuna parte, nemmeno quando hai un’organizzazione di gioco eccellente.