N on sono bastate trentasette giornate di campionato per capire in quale competizione europea avrebbe giocato l’Atalanta nella prossima stagione. Per capirlo, sono serviti anche gli ultimi decisivi novanta minuti, che hanno visto l’Atalanta opposta al Monza di Palladino. I nerazzurri, che vantavano due lunghezze di vantaggio sulla Juventus ed una sulla Roma erano padroni del loro destino, ma dovevano perseguire la vittoria contro una formazione per niente rinunciataria (si è capito dall’undici iniziale schierato dai biancorossi), e lo hanno dovuto fare con una formazione particolarmente corta a livello di giocatori a disposizione. Sui risultati dagli altri campi meglio non confidare, almeno in questa occasione. Tornando ai temi della gara, le squadre erano spinte da motivazioni completamente diverse. I brianzoli non ne avevano di particolari, visto che la sconfitta interna subita la scorsa domenica ad opera del Lecce li aveva di fatto tolti dai giochi per quanto riguardava la conquista dell’ottava piazza in A. Una posizione che consente di partire dagli ottavi di finale in Coppa Italia anziché dai sedicesimi, e che in questa “particolare” stagione potrebbe anche significare (se la Juventus dovesse essere squalificata dalla UEFA) la partecipazione alla prossima Conference League. L’Atalanta di Gasperini ne aveva invece tantissime, visto che partecipare alla più prestigiosa delle due competizioni significava poter giocare gare stimolanti e spettacolari già dalla fase a gironi, oltre ad avere un ritorno economico del tutto diverso.
Per capire lo “spessore” del Monza bastava dare un’occhiata al confronto delle statistiche del pre partita, soprattutto se ci si concentrava sul periodo dove i brianzoli hanno avuto in panchina Palladino. Il confronto mostrava numeri simili per quanto riguardava le occasioni da gol create nell’arco dei novanta minuti (5.4. a 6), il numero dei tiri effettuati di media a partita (10 a 12), gli xG creati (1.45 a 1.61) e gli xG concessi (1.29 a 1.3). Le differenze maggiori tra le due squadre le si avvertivano invece nei numeri che descrivevano la fase di possesso. Il Monza, prima della gara di Bergamo aveva mostrato di prediligere una forma di gioco propositiva (54% di possesso palla contro il 49% dei nerazzurri) anziché gli sviluppi verticali dei nerazzurri. Due filosofie di gioco diverse sotto questo aspetto: una scelta per il Monza; una “necessità” per l’Atalanta che in estate ha cambiato pelle e scelto attaccanti rapidi e verticali.