N el curriculum europeo dell’Atalanta, peraltro già molto ricco di note di merito, mancava fino a giovedì sera la possibilità dì inserire la voce : «eliminata una big del calcio mondiale». Ora, Gasperini e i suoi ragazzi, che di cose strabilianti a Bergamo ne hanno fatte vedere un sacco in questi anni, potranno vantarsi anche di quello. Soprattutto di averlo fatto in un quarto di finale con gare d’andata e di ritorno, dove la più forte ha solitamente modo di aggiustare le cose.
Dopo la partita perfetta di Liverpool, l’Atalanta ha giocato l’altrettanto partita perfetta di Bergamo, che rispetto a quella dell’andata richiedeva un approccio diverso. La scorsa settimana i nerazzurri avevano giocato con la testa sgombra, consci della loro forza, ma con nessun obbligo di fare risultato, trovandosi nella classica situazione calcistica dell’«underdog» al cospetto di una big. L’Atalanta aveva strapazzato il Liverpool per 3-0, con una delle sue migliori prestazioni stagionali. Una vittoria così larga aveva imposto a Gasperini e al suo staff una serie di ragionamenti. Di fronte al risultato dell’andata non si poteva di certo vanificare tutto con una gara poco attenta o sbarazzina, quindi bisognava trovare il modo per resistere ai prevedibili assalti di una delle più forti squadre del pianeta, mantenendo sempre al centro di ogni ragionamento il passaggio del turno, che da impossibile era diventato probabile. Bisognava dunque difendersi con ordine, senza snaturare la propria identità e senza i pericolosi passaggi a vuoto mostrato nelle gare di campionato contro il Cagliari ed il Verona.
Si trattava di trovare le giuste misure con le quali imbrigliare la squadra di Klopp, in una gara che sarebbe forse stata meno spettacolare e più di sofferenza rispetto a quella dell’andata, ma che avrebbe potuto regalare una gioia immensa a Bergamo ed a tutti i tifosi nerazzurri.