I n fin dei conti non è andata così male. Perché nel calcio contano i risultati e all’Atalanta basterà un pareggio contro l’Ajax, ad Amsterdam tra una settimana, per volare agli ottavi di Champions League. Nulla di semplice, certo, ma meglio così piuttosto che essere obbligati a vincere su un campo così complicato. Negli occhi però c’è la prestazione di martedì sera contro il Midtjylland, così come le precedenti in campionato: la squadra di Gasperini non sembra più la stessa. Inutile citare per l’ennesima volta le attenuanti di nazionali, doppio impegno e partite ogni tre giorni. Manca quella lucidità sotto porta che ha reso grande l’Atalanta nelle ultime stagioni. Ne ha parlato Gasperini, subito dopo il fischio finale: “In difesa e a centrocampo stiamo facendo bene, è in attacco che ci manca qualcosa. Poca lucidità, un po’ di stanchezza, troppo nervosismo”. Un’Atalanta che realizza meno di quanto meriterebbe. Settimana scorsa abbiamo analizzato la crescita del reparto arretrato, oggi tocca a quello offensivo, per capire dove i nerazzurri stanno faticando rispetto al passato. Ovviamente attraverso i numeri, che non sono solo quelli dei gol. Abbiamo confrontato la media dei dati dell’attacco nelle stagioni 2018-2019 e 2019-2020 con quelli di questa stagione, ma solo dal Napoli in poi. Perché è chiaro che da quel momento sia cambiato qualcosa: nelle prime 3 giornate l’Atalanta ha segnato 13 di gol, poi 6 nelle successive 6. La media cresce grazie alla Champions, grazie ai 5 gol rifilati al Midtjylland in due partite, ai 2 con l’Ajax e ai 2 di Anfield. Ma la realtà resta negativa, e ora approfondiremo i perché.