L’ undicesima giornata di A proponeva la sfida al vertice tra Atalanta e Lazio. Due squadre che prima della gara giocata al Gewiss avevano modelli simili per quanto riguardava gli xG, e che sicuramente non figuravano tra le primissime della classe per numero di tiri effettuati nell’arco dei 90 minuti (11 a testa), e per xG prodotti (1.56 per l’Atalanta e 1.39 per la Lazio). Le due squadre avevano (ed hanno) filosofie di gioco diverse ma potevano essere assimilate anche per quanto riguardava il possesso palla ridotto all’essenziale (47% la Lazio, 45% l’Atalanta), e per la fase offensiva che spesso si appoggiava su delle ripartenze organizzate. Alla squadra di Sarri andava però riconosciuta una maggior capacità nel gioco corto una volta raggiunta la trequarti, rispetto all’Atalanta. Ad uscire vincitrice dall’importante sfida, è stata la squadra guidata da Sarri che ha letteralmente dominato il campo. La superiorità dei biancocelesti è parsa netta sin dai primi minuti e non è mai venuta meno contro un’Atalanta mai entrata in partita.
Se i nerazzurri hanno potuto contare sui recuperi di Musso e Zapata oltre a quello di Djimsiti (tutti comunque partiti dalla panchina), la Lazio ha dovuto fare i conti con una defezione importante. L’assenza di Immobile che ha di fatto condizionato l’attacco dei biancocelesti, perché in organico la squadra di Sarri non ha un attaccante con caratteristiche simili al suo capocannoniere. Da adattato come prima punta ha giocato Felipe Anderson, ma con i tre d’attacco che si sono soventi scambiati le posizioni e hanno mandato in tilt le marcature predisposte dal tecnico di Grugliasco.