S e la corsa scudetto dell’Atalanta si è definitivamente fermata o meno dopo la sconfitta interna contro l’Inter di Inzaghi è ancora forse troppo presto per dirlo. Come ha ribadito Gasperini nel post partita, “nove partite - le rimanenti - sono tante e mettono in palio tanti punti”, ma se si ragiona in modo più pragmatico, tralasciando quindi le dichiarazioni di rito di un allenatore che non può di certo arrendersi di fronte ai microfoni dopo una sconfitta, le probabilità di centrare l’obbiettivo per i nerazzurri si sono ora drasticamente ridotte. Nello scontro diretto per il primo posto, che ha visto opposte Atalanta e Inter, la supremazia della squadra di Inzaghi - sottolineata con molta onestà anche da Gasperini nel post partita - è parsa piuttosto netta. Una superiorità che questa volta non si è manifestata solo attraverso la qualità media dei singoli giocatori, ma anche attraverso una filosofia di gioco che si è dimostrata essere superiore a quella espressa dai ragazzi di Gasperini. L’intensità e le marcature a uomo dell’Atalanta sono andate in tilt contro l’organizzazione fluida della squadra di Inzaghi. Se l’Atalanta è, e resta, una delle migliori realtà nel panorama calcistico europeo, l’Inter ha dimostrato di esserle un gradino sopra.
Ma torniamo ora per un attimo al concetto legato allo scontro tra due filosofie di gioco differenti, partendo da una riflessione. In queste stagioni piene di soddisfazioni per i colori nerazzurri, le idee di Gasperini sono servite - soprattutto nelle prime annate - a colmare la differenza di qualità tra l’Atalanta e le altre formazioni di vertice del campionato italiano ed europee. Alla classica domanda su quanto peso specifico ha un allenatore nelle vittorie di una squadra, per quel che riguarda l’Atalanta, la fetta che spetta a Gasperini è sicuramente maggiore rispetto ad altre situazioni. Il tecnico di Grugliasco ha saputo rivoluzionare e condizionare il calcio italiano. Con il suo pressing alto e la marcature a uomo ha imposto una rivoluzione di pensiero a tutti i tecnici nostrani, che per tenere testa all’Atalanta si sono dovuti adeguare, abbandonando quei ritmi lenti tipici del nostro campionato in favore di un’intensità decisamente maggiore nelle due fasi di gioco.