S acrosanta, strameritata. La quarta Champions per l’Atalanta è il giusto risultato della stagione. E’ una sentenza del campo. Dopo Inter, Juventus, Bologna, Milan, il campo ha detto che la quinta forza di questo campionato è l’Atalanta. Che l’allargamento dei posti per le italiane in Champions se l’è guadagnato alimentando il ranking più di tutte, e ora è sacrosanto che ne approfitti. Con due partite da giocare, mentre le altre domani sera ne avranno una sola, è persino possibile non chiudere al quinto posto, ma più in su. Ma sono dettagli buoni per gli almanacchi: quel che conta è che questa partitaccia di Lecce - sì, una partitaccia, ma pazienza - ha dato all’Atalanta quel che era dell’Atalanta: il diritto a partecipare alla prossima edizione della Champions League, la quarta in otto stagioni. Ed è un risultato per il quale è persino difficile trovare parole adatte. Perché l’Atalanta, unica tra le concorrenti nella parte altissima della classifica, è rimasta dentro tre competizioni fino in fondo. E con uno sforzo veramente titanico ha centrato tutti gli obiettivi possibili: la Champions in campionato e le due finali delle coppe. Si potrebbe anche finire qui e dedicarsi ai festeggiamenti, non fosse che, archiviata Lecce, c’è alle porte l’ennesimo appuntamento più importante della storia dell’Atalanta.
Le scelte di Gasp
Gasp a Lecce ha fatto scelte di saggezza. Turnover sì, ma prontissimo a caricare la squadra coi titolari se fosse stato necessario. L’Atalanta ha impattato bene la partita, provando a metterla subito al sicuro. Sei, sette minuti di calcio brioso, veloce, di occasioni. Ma non concretizzando, come spesso capita l’equilibrio si è presto ristabilito e il Lecce ha preso coraggio.