Atalanta, il profilo tecnico di Rui Patricio: «pararigori» e buoni piedi, ecco perché dopo Musso è il 12° ideale

scheda. L’approfondimento di Gianluca Besana

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A d inizio stagione Gasperini era stato chiaro in merito alla questione portieri. Prima della partita contro il Real Madrid, stuzzicato in tal senso dalla domanda di un giornalista aveva così risposto: “No. Ancora per la Supercoppa giocherà Musso, perché se l’è guadagnata sul campo ed è giusto così. Poi non funzionerà più come l’anno scorso. Dovrò fare delle scelte, ma non le dovrò fare solo io. Sono contento di entrambi, ma dopo la Supercoppa, se il problema resta, lo dovrò risolvere”. Una risposta che non lasciava dubbi. Che ci avesse pensato o meno il mercato, Gasp non avrebbe continuato ad alternare i suoi numeri 1 per il resto della stagione. Avrebbe preso una decisione e quella sarebbe stata la scelta definitiva. Così un po’ tutti ci si aspettava nella prima partita di campionato giocata a Lecce, di vedere Carnesecchi tra i pali, perché il discorso fatto da Gasperini, seppur privo di menzioni dirette, lasciava intendere quello. Il giovane portiere nerazzurro si era invece nuovamente accomodato in panchina per far di nuovo spazio a Juan Musso. Che cosa volesse far intendere Gasperini con quella mossa non lo sappiamo, e non lo sapremo mai. In molti hanno supposto che il portiere argentino fosse stato schierato come titolare per dargli la giusta visibilità con il mercato ancora aperto. Una spiegazione di certo logica anche se la visibilità maggiore Juan se l’era guadagnata nella lunga cavalcata verso la conquista dell’Europa League nella stagione precedente. Una vetrina europea di prim’ordine e che gli è valsa (di certo più della partita di Lecce) l’attenzione dell’Atletico Madrid di Simeone, che lo ha strappato all’Atalanta nell’ultima settimana della sessione estiva di calciomercato.

Chiuso in questo modo il capitolo Musso, che a Bergamo ha avuto alti e bassi a livello di prestazioni, e che non è mai riuscito a migliorare sotto alcuni aspetti tecnici come ad esempio le uscite, e assegnata la titolarità a Carnesecchi, all’Atalanta serviva colmare lo slot riservato al secondo portiere. Per farlo bisognava trovare il profilo adatto, ovvero, quello di un portiere affidabile e d’esperienza, visto che la stagione che attende i nerazzurri è tutt’altro che semplice. Un numero dodici di qualità in grado di infondere sicurezza al reparto arretrato. Inoltre, il profilo da individuare doveva essere quello di un portiere che per età, e non per mancanza di qualità tecniche, accettasse la panchina senza creare alcuna rivalità con Carnesecchi. Meglio ancora se, visto che l’infortunio di Scamacca aveva già scombussolato i piani di mercato dei nerazzurri, l’operazione potesse rientrare in quelle definite low cost, o addirittura free. Il mercato interno offriva all’Atalanta un paio di opzioni che rispondevano a quanto cercato. La prima era rappresentata dell’ex numero uno nerazzurro Andrea Consigli, un portiere sicuramente affidabile, di 37 anni, che ha però ancora un contratto in essere con il Sassuolo. La seconda era rappresentata dall’ex numero uno giallorosso Rui Patricio, che di anni ne ha 36, con una lunghissima esperienza in tutte le competizioni alle spalle, e che nel frattempo si era svincolato dalla Roma.