L’Atalanta spinge per Brescianini, il jolly del centrocampo con grandi margini di crescita: ecco il suo profilo

scheda. L’approfondimento di Gianluca Besana

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V agabondando in rete si può facilmente scoprire come una delle analisi più gettonate tra i tifosi consista nell’esprimere con un “upgrade” o un “downgrade” il presunto miglioramento o peggioramento di un reparto dopo l’innesto di un giocatore proveniente dal mercato. Ad una prima lettura di queste analisi si può anche condividere parte dei ragionamenti che le hanno determinate. Ad esempio, se si prende in esame un giocatore che ha fallito nella sua esperienza in nerazzurro come Bakker, qualsiasi tipo di giocatore identificato per sostituirlo avrebbe un’altissima probabilità di diventare un “upgrade”, e quindi di generare un miglioramento sull’esterno mancino, anche se poi non vi è tutta questa certezza, visto che di esterni “bocciati” ne abbiamo visti passare tanti. Ovviamente per fare analisi di questo tipo, l’unico metro di paragone utilizzato non può che essere “l’idea” che ci siamo fatti del giocatore, quasi sempre basata su alcune prestazioni. Solitamente le più recenti. Questo metodo di giudizio diventa però fallace nel momento in cui un club decide di privarsi di un giocatore affermato, e che ha mercato, per sostituirlo con un prospetto, solitamente più giovane, o con un giocatore che arriva da una stagione deludente. Oppure quando si inserisce un giocatore sconosciuto ai più, in un reparto formato da giocatori forti e collaudati.

Se ci basiamo solo sulle sue prestazioni passate non siamo in grado di calcolare la possibile evoluzione della curva di rendimento di un giocatore, ed emettiamo quindi giudizi poco obbiettivi. Provate però a pensare a quante operazioni di questo tipo sono state fatte negli ultimi anni dall’Atalanta, e quante volte hanno portato a risultati stupefacenti. Citare i vari Lookman, Scamacca e De Ketelaere sarebbe persino troppo semplice, ma se prendiamo ad esempio il caso di Hien, vi renderete conto che chi fa mercato ha la capacità di osservare ed andare oltre al rendimento “di momento” di un giocatore. Chi fa scouting riesce a capire le potenzialità di un prospetto e ad inquadrarle in percorsi di crescita. L’allenatore nel momento in cui approva l’operazione si è già fatto l’idea di come il nuovo andrà ad incastrarsi con i compagni di reparto e di squadra, e di come impiegarlo per ottenerne il meglio da lui.