Atalanta, il fattore campo conta ancora? Confronta il rendimento dei giocatori

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L a premessa è che il coronavirus ha scombinato tutte le carte. Casa o trasferta, nell’ultima parte di questo strambo campionato è cambiato davvero poco. Tribune vuote, stadi silenziosi, come se tutte le squadre giocassero nello stesso posto. Una delle tante stranezze di questo finale di stagione è stata proprio l’assenza della carica di quello che viene chiamato “dodicesimo uomo”, capace di spingere la squadra nei momenti più importanti della partita. Una spinta che da un anno a questa parte è ancora più spettacolare grazie alla nuova curva Pisani, il muro nerazzurro da cinquemila persone. Funziona davvero? Guardando i dati sembra proprio di sì. Il calore dei tifosi nerazzurri infatti s’è fatto sentire nella prima metà dello storico campionato appena concluso. Sia per media punti che per gol e occasioni create, i primi mesi di gioco hanno regalato più soddisfazioni a Bergamo.

Da febbraio, anche dopo il lockdown, l’Atalanta ha iniziato a marciare ovunque con un’unica flessione nelle ultime partite quando ormai la testa era già a Lisbona per la Champions League. A conti fatti, l’Atalanta ha segnato 50 gol in casa e 46 in trasferta, autogol esclusi, mentre le occasioni da gol sono 156 in casa e 150 in trasferta. Numeri molto simili, che mostrano come durante l’ultima stagione i nerazzurri abbiano saputo imporre il proprio gioco indipendentemente dal teatro della partita.

Osservando il rendimento degli attaccanti, si può notare come Muriel - che già ha già una media gol pazzesca - abbia segnato molto più in trasferta (11 gol) che in casa (solo 7). E lo stesso vale anche per l’altro bomber, Duvan Zapata: per lui 12 gol in casa e 6 in trasferta. Più «casalinghi» Ilicic e Pasalic: per il primo 9 gol in casa e 6 in trasferta, mentre il croato ha segnato 7 gol a Bergamo e 2 lontano dalla città.